Il presidente Zucchi: «Il calcio è competizione, ma è anche e soprattutto un’opera educativa che forma i cittadini di domani».

AC Crema 1908: con 900mila euro c’è anche tanta solidarietà

E ancora: «Le entrate delle quote associative non coprono minimamente i costi di mantenimento di un vivaio di qualità, ma non importa. Per noi il lavoro con e per i giovani rappresenta da sempre il cuore del progetto»

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Costi e progetti di una società di serie D.

L’AC Crema 1908 è una società che milita attualmente nella quarta serie italiana, la serie D, ma nella sua lunga storia ha disputato campionati in serie B e serie C. Il presidente Enrico Zucchi, ex calciatore del Crema quando alla guida della società c’era l’imprenditore Noris Lacchinelli, è l’artefice del nuovo corso che ha rilanciato la società nerobianca. Tre anni in Eccellenza e poi, come da cronoprogramma, la promozione in D dove la società di via Bottesini si appresta ad affrontare la sesta stagione.

Budget annuale da 900mila euro tra attività sociale, settore giovanile e prima squadra.
«Quando ho accettato la presidenza» racconta Zucchi, «ho chiarito immediatamente che a mio avviso la vera finalità del calcio era educativa. L’aspetto pedagogico e sociale per me è sempre stato paritario se non superiore a quello agonistico. Mi rendo conto, però, che una società per essere attrattiva agli occhi dei giovani e svolgere al meglio un compito didattico deve poter contare su una prima squadra competitiva. L’impegno finanziario complessivo è di 900mila euro con una quota del 60% destinata alle attività sociali e del settore giovanile mentre il 40% copre i costi della prima squadra. È una cifra importante che ogni anno viene sostenuta in grandissima parte dagli sponsor. Le quote associative sono pari a 100mila euro e sono molto al di sotto dell’importo che garantisce il mantenimento di un vivaio di qualità, ma non importa. Nella mia visione il lavoro finalizzato alla crescita sportiva e umana dei giovani rappresenta un investimento prioritario. Gli accordi economici con le altre società finalizzati al raggiungimento dei fini istituzionali, e che riguardano i nostri giocatori capaci di suscitare interesse, raggiungono i 50mila euro. In Serie D un budget come il nostro, pari a 360mila euro, consente di puntare ad un campionato di media e alta classifica. Il salto di categoria richiede una disponibilità che si aggira intorno agli 800mila euro».

Sponsor indispensabili per la sostenibilità finanziaria, ma lo Stato non riconosce alcun risparmio fiscale.
Le imprese che aderiscono al progetto attraverso l’erogazione di risorse sono fondamentali, ma non hanno accesso ad alcun risparmio fiscale. «E’ un grave limite e d’altronde» spiega Zucchi, «anche per le associazioni sportive dilettantistiche, superata la soglia di 400mila euro di fatturato, lo Stato non riconosce alcun vantaggio sul piano fiscale. Gli sponsor hanno quindi un peso rilevante. Il Crema ha un forte brand reputazionale per via della sua storia, del suo radicamento territoriale e per la visibilità della serie D a livello macroregionale. Inoltre convince la nostra visione inclusiva che ci ha portato ad allestire la prima squadr a non vedenti lombarda capace di vincere tre titoli nazionali. Anche il fatto che la formazione maggiore abbia vinto per due anni di fila la Coppa Disciplina della Lnd (Lega nazionale dilettanti), un record nazionale, è il frutto di una precisa impostazione valoriale che interpreta il calcio come una scuola di cittadinanza attiva».

I numeri: 300 tesserati per 20 squadre e 50 collaboratori. Gli errori della riforma Spadafora.
Il Crema ha attualmente 300 tesserati e 20 squadre. Il settore giovanile maschile copre l’intera filiera dalla categoria piccoli amici alla Juniores nazionale con le formazioni agonistiche impegnate nei campionati di vertice della Lnd. Il bacino di reclutamento si estende nelle province confinanti con gli atleti che possono usufruire di un servizio navetta. La relazione con i club professionistici è molto stretta tanto che sono numerosi i giovani calciatori nerobianchi che approdano alle formazioni giovanili di Serie A, B e C. Il Crema offre la sola Scuola Calcio Elite del territorio cremasco riconosciuta dalla Figc Lombardia Settore Giovanile e Scolastico, ha una prima squadra femminile che partecipa al campionato di Eccellenza e ha di recente varato il progetto di un vivaio rosa mentre, accanto alla squadra non vedenti con tre atleti selezionati per la nazionale azzurra, ha allestito un gruppo amatori e una squadra solidale nata da una collaborazione con il reparto di Neuropsichiatria dell’ospedale di Crema.

Il personale tra mister, allenatori in seconda, preparatori, dirigenti, accompagnatori, autisti annovera 50 collaboratori con tre assunzioni a tempo indeterminato mentre le altre figure ricevono un compenso tramite un rimborso. «Una situazione che a partire dall’1 gennaio 2024 sarà modificata dalla riforma del calcio dilettantistico promossa dal ministro Spadafora che obbliga a trasformare tutte le collaborazioni in lavoro subordinato con una crescita del costo in carico alla società del 40%. Una decisione quanto mai improvvida e dettata dalla non conoscenza del mondo dilettantistico dove lo scenario più ricorrente è quello di una seconda attività lavorativa consensualmente retribuita tramite i rimborsi. Il rischio è che tante società non ce la faranno. Dall’1 gennaio 2023 verrà meno il vincolo sportivo e con questo i premi di preparazione mentre il contesto sfavorevole della congiuntura economica generale complica sempre di più il reclutamento degli sponsor».

Un quadro che potrebbe scoraggiare a priori anche gli appassionati più convinti, ma non Enrico Zucchi: «Sono un tifoso del Crema da sempre e sono un padre di famiglia. Mi piace pensare che i giovani possano avere un luogo dove acquisire i valori sani dello sport che sono poi quelli che, nella vita, guidano le persone affidabili e capaci di assumersi responsabilità. Di certo non mi fermano gli errori della politica, ma non posso non interrogarmi in merito al comportamento di uno Stato che affronta superficialmente la tematica sportiva senza porsi il problema della sostenibilità economica delle iniziative in ambito dilettantistico. Io andrò avanti, ma è evidente che il nuovo scenario normativo ridurrà le opportunità di lavoro e ancora una volta a rimetterci saranno le giovani generazioni».

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