«Dobbiamo crederci di più».
È questa l’esortazione che Andrea Mazzini – esperto di cybersecurity, protezione dati e informatica forense – rivolge ai suoi colleghi del Gruppo Innovazione di Confcommercio di Cremona.
E spiega il perché. «Le aziende cremonesi, per quanto riguarda i servizi IT più evoluti, tendono a servirsi di imprese che non appartengono al nostro territorio forse perché pensano che non ci siano realtà di spicco vicino a casa. La colpa è anche nostra che non ci facciamo conoscere come dovremmo. Invece dobbiamo metterci di più in gioco per- ché sappiamo lavorare molto bene, siamo attrattivi e in crescita come dimostra ad esempio l’evoluzione del Polo CRIT negli ultimi anni».
E la capacità di essere un gruppo molto professionale, bene informato e aggiornato gli è stata confermata nell’incontro tenutosi proprio al CRIT promosso da Confcommercio e da Assintel per l’illustrare i dati del «Report 2022»: «È stato un incontro interessante anche dal punto di vista del coinvolgimento dei soci che sono intervenuti su temi diversi, come cloud, hardware, software e cyber, sapendo bene di che cosa stavano parlando e dimostrando di essere ben preparati».
Diplomato all’Itis di Cremona in elettronica e automazione, laureato alla facoltà di Informatica (ex Scienze dell’Informazione) alla Statale di Milano, 47 anni, subito dopo la laurea è stato assunto come programmatore in un’azienda di Cremona che aveva, per il 90%, clienti fuori provincia ed era attiva principalmente in campo sanitario («Scrivevo codici, poi sono passato a gestire anche le relazioni con i clienti e a supervisionare i progetti» rivela). Dopo aver dato le dimissioni e aperta la partita Iva, Mazzini ha lavorato ancora («per il 75%» del mio tempo») con la stessa società come libero professionista, finché nel 2005 ha deciso di aprire la sua società che ha chiamato ACS, acronimo di «Amministrazioni e consulenze sistemi».
«In quegli anni avevo molte idee e tanta voglia di lavorare, ma ero ancora uno sbarbatello che aveva bisogno di approcciarsi meglio alla realtà». Il luogo scelto come sede dell’azienda gli ha indicato l’indirizzo professionale da seguire: è un edificio in via Gaetano Cesari, a Cremona, nel quale alcuni professionisti (commercialisti, consulenti del lavoro, consulenti di direzione e avvocati) condividevano lo spazio per condividere anche le spese.
Quel luogo è ancora la sede di ACS di cui Mazzini è amministratore.
«Lavorando con commercialisti e avvocati, la mia strada e quella di ACS sono state segnate» ricorda Mazzini: l’approccio è prima di tutto consulenziale e poi operativo.
«In quel momento, poi, stava cominciando la sperimentazione del “processo civile telematico” alla cui introduzione presso l’Ordine Avvocati di Cremona ho collaborato come consulente. Un periodo che ha cambiato il mio modo di relazionarmi con i clienti, smussando gli angoli più tecnici del linguaggio in favore di modi più “manageriali” a tutto vantaggio di mondi che per natura ed evoluzione erano molto distanti dal digitale.»
In concreto, come è partita la sua avventura imprenditoriale?
«Ho iniziato l’attività occupandomi della protezione dei dati; a quei tempi si chiamava “sicurezza informatica”, più difficile da vendere dell’attuale cybersecurity, termine oramai sulla bocca di tutti. Più facile occuparsi di quel- la che allora era la “privacy” campo su cui facciamo consulenza dal 2005 e che è ancora questo uno dei nostri principali campi d’azione: servire, cioè, le aziende che nella loro organizzazione, in fatto di protezione dei dati personali, mostrano delle pecche. Un altro settore dove ACS interviene è quello legale…».
Qualche esempio?
«Facciamo da supporto nei casi in cui bisogna gestire una causa in Tribunale perché c’è di mezzo una possibile truffa (e, quindi, bisogna portare in Tribunale le prove del raggiro) o si sospetta che un dipendente abbia usato i sistemi informatici dell’azienda contro gli interessi dell’impresa stessa (e, anche in questo caso, bisogna raccogliere le prove da portare in tribunale contro il dipendente “infedele”) o, ancora, è l’imprenditore che chiede i danni al fornitore accusandolo di avergli venduto un prodotto hardware o software difettoso (e, pure in questi casi, servono gli argomenti). »
«Cybersecurity, GDPR (protezione dei dati personali, privacy per intenderci) e informatica forense (in ambito aziendale) negli anni si sono legate sempre di più risultando ad oggi completamente compenetrate una all’altra, lati diversi della stessa medaglia.» «Poi c’è tutto il mondo dei privati che accusano o vengono accusati, in questo caso lavoriamo per i loro avvocati spaziando dalle truffe alla violenza personale, minori, ecc.»
I clienti serviti da ACS sono arrivati ormai a un migliaio. Sono professionisti e studi legali, ma anche piccole aziende e PMI nel campo dei servizi, manifatturiero, sanitario ed enti pubblici. «Seguiamo i nostri clienti anche come system integrator, e come helpdesk di primo livello, specialisti abituati a ricevere giornalmente anche 20 richieste di assistenza a testa e a risolvere i problemi in prima battuta da remoto. E se l’azienda di cui occuparci risulta più grande del nostro target di clienti, abbiamo partnership con altre due aziende del territorio che hanno come core quello di prendersi cura di imprese medio grandi o grandi.»
«Infine ci occupiamo di supportare quelle realtà che sentono il bisogno di avere un IT manager ma non hanno una struttura informatica tale da giustificarne uno interno con RAL adeguata (si tratta di una figura dirigenziale). Interveniamo fornendo un professionista che sostiene la dirigenza aziendale per il tempo e con la frequenza necessari limitando i costi a quanto effettivamente serve. Questo è un settore fortemente in crescita negli ultimi 3 anni.»
È vero che, proprio in fatto di IT, sono soprattutto le piccole aziende in forte ritardo?
«Non è vero. Dipende dai casi, dalla sensibilità e dalla visione aziendale, ovviamente ci sono settori più o meno predisposti. Ho visto anche grandi imprese con paurose carenze in fatto di cyber e protezione dei dati, e invece PMI eccellenti in questi campi. Non bisogna fare di ogni erba un fascio».