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Una tantum ai dipendenti per fronteggiare la crisi come contributi detassati

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Dalle grandi aziende come Gucci e Brembo alle piccole imprese come la friulana Mdb, si moltiplicano gli imprenditori che offrono ai loro dipendenti un extra (tra 1.000 e 2.000 euro) per aiutarli a pagare le bollette di luce e gas, i rincari dei generi alimentari e, quindi, a far fronte al carovita. Sono soldi erogati sotto forma di servizi welfare aziendale e detassati, e senza un accordo sindacale. Una prassi inusuale che ha cominciato a prendere piedi nella primavera del 2022 per poi conoscere un «boom» nella parte finale dello scorso anno.

Alberto Bombassei, presidente della Brembo

Partiamo da una mini impresa, la friulana Mdb (Media digital business): il titolare Guido Zabai ha fatto trovare ai suoi cinque dipendenti mille euro in più in busta paga. Una tantum. «Nel mio piccolo l’ho potuto fare come i grandi brand». Ma quanti altri se lo sono potuti permettere? Zabai si trova in buona compagnia. Siro Della Flora, titolare della Metallurgica legnanese di Rescaldina vicino a Milano, una quarantina di addetti, ha garantito un contributo straordinario («energetico» ha spiegato) di 1.500 euro a ciascuno. Scatenati gli imprenditori bergamaschi. A fare da apripista è stata la Gewiss di Cenate Sotto con una tantum di 500 euro ai suoi 1.700 dipendenti. A pochi giorni di distanza sono seguite le iniziative di Brembo, multinazionale dei sistemi frenanti (1.000 euro lordi – per un valore complessivo di 6 milioni – agli oltre 4mila dipendenti che lavorano negli stabilimenti italiani del gruppo bergamasco) e di RadiciGroup, leadernella produzione e distribuzione di poliammidi, intermedi chimici, polimeri ad alte performance, fibre sintetiche e non tessuti: 1.000 euro lordi ai 1.500 addetti delle sedi italiane. Così è andata anche all’emiliana Keracoll (settore chimico) che ha aumentato il premio di risultato fino a 2mila 400 euro. E l’elenco potrebbe essere lungo: EssilorLuxotticaGucciFedrigoni a Pordenone (carta), Icel in Romagna, Ferretti che controlla la Riva di Sanico (yacht): ai suoi 1.600 dipendenti ha erogato 700 euro ad aprile (500 euro una tantum e 200 euro in buoni carburante) e altri 1.000 euro a novembre: 400 una tantum e 600 euro in buoni acquisto. Mille euro è stato anche il contributo di Kiko Percassi Retail. Poi ci sono state le concessionarie Autotorino Bonaldi (gruppo Eurocar).

A dare questi premi anti-inflazione sono state aziende che se lo potevano permettere. Ma c’è un’altra considerazione da fare: questi contributi straordinari sonostati concessi anche da aziende nelle quali le competenze sono introvabili e, quindi, i bonus si sono trasformati in un legame per tenersi stretti i dipendenti.

in copertina, Antonio Percassi nelle vesti che ama di più, quelle di presidente dell’Atalanta © Getty Images

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