Fra i tanti ospiti dell’incontro BNI Cremona «Amici Miei» (vedi riquadro in calce), anche Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia. Per Wip è stata l’occasione per un confronto su alcune tematiche di attualità.
I soldi sono il carburante per le imprese. Dalla Regione, quanti soldi sono arrivati alle aziende cremonesi ma soprattutto quanti ne sono previsti nell’immediato futuro e in quali settori?
«Per quanto riguarda le aziende cremonesi dipende dalla partecipazione agli strumenti che noi abbiamo creato. Sono strumenti che coinvolgono tutti i settori, sia rispetto alla categoria dimensionale dell’impresa sia rispetto al settore di partecipazione d’impresa ma soprattutto rispetto agli obiettivi. La Regione ha strumenti che vanno dalla ricerca alla formazione, all’innovazione, all’investimento, all’efficienza energetica e alla digitalizzazione. Ci sono strumenti che sono strutturali e altri per cui ci siamo mossi molto bene negli ultimi due anni. Abbiamo investito risorse a sostegno delle imprese, perla parte produttiva del sistema economico lombardo, per circa un miliardo e mezzo di euro. Cifra che ha fatto da moltiplicatore e che ha visti coinvolti tutti i settori di cui sopra.
Oltre agli strumenti strutturali abbiamo creato strumenti funzionali alla contingenza economica che abbiamo vissuto in questi due anni delicati. La ricetta del sano rapporto fra pubblico e privato, visti anche i dati confortanti, ci sta dando ragione al cospetto di quelle che erano previsioni non proprio positive. Il sistema lombardo ha tenuto molto bene, e cito sempre come parametro di riferimento quello della disoccupazione perché gli strumenti che mettiamo a disposizione delle imprese hanno la finalità di sostenere il sistema lavoro. Un dato fisiologico che ad oggi vive una sorta di continuità visto che i dati ci dicono che la media disoccupazione in Lombardia è rimasta pressoché immutata, intorno al 5,3%».
A quando Cremona potrà essere la Catalogna d’Italia in merito alla formazione dei ragazzi che devono poter immaginare il loro futuro professionale, ma anche imprenditoriale. Su quali ITS e quanto intende investire la Regione?
«Abbiamo investito tanto. Su quali ITS non decide la Regione, ma lo decidono direttamente le esigenze delle aziende rispetto alla formazione e al bisogno di competenze che hanno. Noi, in questi anni, abbiamo quadruplicato il numero dell’offerta degli ITS rispetto ai corsi e automaticamente si sono quadruplicati i numeri degli alunni.
Registriamo numeri record rispetto alla media nazionale e siamo la prima regione in tutta Europa a far camminare il patto per le competenze, strumento innovativo e molto intelligente promosso dalla Commissione Europea che stiamo concretizzando nell’immediato.
Allo stesso modo anche le Università ci stanno dando una mano avvicinando sensibilmente il mondo della formazione e della ricerca alle esigenze delle aziende.
Da questo punto di vista sono ottimista visto il lavoro che stiamo facendo sia con il sistema economico lombardo sia con il sistema dell’istruzione professionale e tecnica lombarda.
Gli ITS rappresentano il miglior matching fra domanda e offerta di lavoro, perché sono le aziende ad orientare i percorsi formativi e nella maggior parte dei casi sono le aziende stesse ad essere docenti di quei corsi. Abbiamo bisogno di abbattere questo muro affinché tutto il lavoro che stiamo facendo possa essere accompagnato dalla collaborazione della pubblica istruzione e del ministero. Per diventare la nuova Catalogna risponderò in modo sintetico: abbiamo bisogno di maggiore autonomia, sia dal punto di vista di maggiori competenze rispetto allo Stato centrale e soprattutto dal punto di vista fiscale».