Cultura della qualità senza compromessi. Potrebbe essere questo lo slogan della «Torri Solare Srl» di Manerbio, in provincia di Brescia. L’azienda, nata a Quinzano d’Oglio nel 2007, ha come obiettivo quello di produrre pannelli fotovoltaici di alta qualità e di mantenersi fortemente competitiva.
La nuova sede, un autentico polo tecnologico chiamato “hangar” per la sua conformazione, rispecchia fedelmente una filosofia aziendale improntata alla sostenibilità e all’innovazione, sostenuta dalla convinzione che nella ricerca dell’eccellenza non ci debba essere spazio per scorciatoie e compromessi.
«Il progetto è diventato ancor più ambizioso dal momento in cui siamo entrati nella nostra attuale sede (costruita dai precedenti proprietari negli anni ’70 e adibita a lavanderia industriale) e le sue potenzialità» spiega Michele Torri, 35enne presidente della “Torri Solare S.r.l.”. «I progetti di riqualificazione sono iniziati a fine 2021 e hanno riguardato la rimozione e lo smaltimento di circa 6.000 metri quadri di amianto con ripristino della copertura metallica, la bonifica dell’area adiacente e perimetrale composta dai piazzali e verde, la sistemazione delle strutture obsolete, dell’edificio principale e di una palazzina da cui abbiamo ricavato circa 300 metri quadri di uffici. Ci siamo innamorati di questa struttura perché aveva tutte le caratteristiche per adattarsi alle nostre esigenze. Infine, abbiamo installato un impianto fotovoltaico da 500 kilowatt sui tetti. Non siamo collegati all’acquedotto comunale, ma abbiamo un pozzo e un impianto geotermico».
Dopo il diploma in Perito meccanico conseguito all’Istituto di Istruzione Superiore «Janello Torriani» di Cremona, Michele Torri si è iscritto al corso di laurea in Ingegneria Gestionale all’Università di Brescia. Come è andata all’università?
«Un’esperienza bellissima che, però, non ho portato a termine. Qualche rimpianto per non essermi laureato c’è, ma ho abbandonato gli studi perché nel 2007, insieme a mio padre, titolare della “Torri Fonderie-Pressofusione e lavorazione di alluminio” (fondata dal nonno a Quinzano d’Oglio), ho avviato la “Torri Solare”, un progetto che mi ha completamente assorbito. L’azienda deve molto all’idea iniziale di mio padre, imprenditore esperto e legato al mondo della fonderia, che ha avuto l’intuizione di investire anche nel fotovoltaico, sfruttando l’ondata di incentivi che caratterizzarono quegli anni. Abbiamo lavorato insieme fino al 2016 quando ho deciso di proseguire da solo ripartendo quasi da zero, con un fatturato di 200mila euro e un dipendente. Devo molto a mio padre e all’impostazione imprenditoriale che mi ha trasmesso, la stessa che rivedo in me quando ci confrontiamo».
Di che cosa si occupa nello specifico la sua azienda?
«Innanzitutto, siamo specializzati nel fotovoltaico e ci occupiamo di produzione e assemblaggio di pannelli solari. Attualmente è in fase di completamento la linea di produzione interna. Forniamo un prodotto assolutamente allineato con gli ultimi standard tecnologici. La nostra vuole essere un’innovazione tangibile, quindi diamo al mercato quello di cui ha bisogno. Abbiamo anche qualche brevetto per applicazioni speciali e ambiti particolari. Inoltre, siamo in grado di realizzare strutture di fissaggio a tetto e a terra. Attualmente stiamo lavorando molto su progetti custom specifici, anche per clienti molto facoltosi».
Poi?
«In collaborazione con alcune giga-factory straniere, abbiamo altresì introdotto una nuova linea di inverter e batterie al litio-fosfato. Il nostro obiettivo, da qui a settembre, quando lanceremo la gamma completa dei prodotti, è di essere in media il 15-20% più competitivi rispetto alla concorrenza.
VIVA è, invece, il ramo aziendale che si occupa della progettazione e del service in esterna, in parte in assistenza al nostro cliente tipo, altre volte con progetti direzionali chiavi in mano per le grandi installazioni. Questo ci ha consentito di accrescere le competenze interne in maniera esponenziale».
Qual è la sua filosofia imprenditoriale?
«Fare impresa esclusivamente per guadagnare è una cosa, farlo come percorso di crescita e formazione è più complesso. Nasciamo come produttore «made in Italy», ma ci stiamo evolvendo in un contesto di player internazionali. I risultati attuali e le proiezioni future confermano che la decisione di investire in ricerca e sviluppo è stata vincente. In controtendenza con chi punta all’incremento delle vendite proponendo prodotti low cost, noi produciamo tecnologia accessibile mantenendo elevati standard di qualità. Inoltre, crediamo molto nella valorizzazione delle competenze interne: abbiamo ingegneri che si occupano di ricerca e sviluppo, un ufficio tecnico che fa progetti (sia in ambito edilizio che in ambito progettuale della termotecnica), squadre di operai che assistono i clienti e da alcuni anni abbiamo inserito anche figure di tipo manageriale. Tutto ciò è stato necessario per interpretare il mercato e rimanere al passo in un settore in continua evoluzione».
Vi definite “Artigiani del fotovoltaico”. Ci spiega perché?
«Gli “Artigiani del fotovoltaico” non siamo noi, ma chi sceglie i nostri prodotti, cioè i professionisti del settore, come elettricisti e impiantisti. Questo è un aspetto fondamentale perché il nostro è un mondo fatto di call center e strutture commerciali che vendono prodotti facendo leva sul prezzo. Questo comportamento è in antitesi con quello che definiamo l’“artigiano del fotovoltaico”. Quindi abbiamo scelto di bypassare la distribuzione e puntare su un tipo di clientela molto selezionato. In questo modo si crea una rete esclusiva all’interno della quale la filiera gioca un ruolo di fondamentale importanza. La catena del valore si chiude grazie a professionisti del settore che consentono la diffusione della tecnologia di qualità. È per questo motivo che i nostri prodotti sono disponibili esclusivamente presso il nostro canale “Artigiani del fotovoltaico” e non si trovano nella distribuzione generalista. Inoltre, siamo l’unico produttore strutturato con squadre di operai interni che supportano il professionista nelle operazioni di installazione dell’impianto fotovoltaico a tetto ed anche su strutture a terra».
Quali sono i mercati in cui operate?
«Lavoriamo al 100% sul mercato italiano. Vendiamo ai professionisti del settore, ma forniamo anche progetti specifici chiavi in mano alle industrie. Nel 2025, portato a compimento il nostro progetto industriale, valuteremo ulteriori sbocchi, Il mercato del fotovoltaico, infatti, è molto specifico per cui il modello che stiamo applicando in Italia potrebbe funzionare anche all’estero».
Prima la pandemia, poi la guerra, infine gli aumenti macroscopici di energia e materie prime. Come hanno impattato questi avvenimenti negativi sull’azienda?
«Durante la pandemia abbiamo sofferto il fatto di non poter uscire e operare sul campo, quindi abbiamo avuto una normale flessione. Quello che è successo dopo con la crisi energetica ha determinato la modifica di alcune impostazioni aziendali in quasi tutte le imprese. Da tempo si discute su quanto le fonti rinnovabili possano o debbano incidere nel mix energetico nazionale. La mia personale visione è che il nostro Paese dovrebbe allinearsi con la Germania, che nel 2022 ha installato 7,9 gigawatt, contro i 2,6 dell’Italia».
Che cosa significa essere un imprenditore al giorno d’oggi?
«Secondo me significa saper dare uno scopo all’intraprendere. Un conto è commerciare, un altro trovare la risposta alla domanda: “Che ruolo svolge la mia impresa nel contesto del mercato di riferimento?”. Mi è capitato di fare scelte coraggiose che si sono rivelate vincenti nel medio-lungo periodo. Un imprenditore deve avere questo coraggio, altrimenti si limita a cercare la fonte di guadagno più semplice ed immediata. Fare impresa è qualcosa di più».
Che peso che ha l’innovazione tecnologia nel vostro settore?
«È fondamentale, ma solo nella misura in cui è in grado di allinearsi alle esigenze del mercato. L’innovazione, cioè, deve essere tangibile, non qualcosa di astratto. Mi spiego meglio: puoi inventare una tecnologia che ti permette di raggiungere il triplo dell’efficienza, ma se poi costa dieci volte tanto non è competitiva.
Noi stanziamo un budget annuale in ricerca e sviluppo. Quest’anno è stato tutto destinato alla progettazione e produzione della nostra linea di assemblaggio dei pannelli fotovoltaici. L’anno prossimo una parte verrà dirottata anche nello sviluppo di sistemi di gestione dell’energia, come inverter e batterie».
Che cosa chiede al mondo della politica?
«La politica deve sforzarsi di guardare al lungo termine e non solo all’emergenza. Andrebbero incentivate le filiere, non i singoli. Capisco che in un’ottica di consenso sia più facile e conveniente guardare all’immediato, ma senza una visione di medio-lungo periodo non si va da nessuna parte».
Le Comunità Energetiche Rinnovabili: la provincia di Brescia è pronta a raccogliere questa sfida e trasformarla in un’opportunità?
«Una Comunità Energetica Rinnovabile nasce quando cittadini, attività commerciali, enti e/o imprese uniscono le forze, si dotano di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e decidono di condividere l’energia prodotta. Stiamo lavorando insieme a diverse aziende, associazioni e istituti per diffondere questa nuova cultura, perché di questo si tratta. Questo genera una riduzione drastica dell’impiego delle reti e delle infrastrutture e una tendenza all’efficientamento delle risorse. Quando si parla di sostenibilità in sostanza si parla di riduzione degli sprechi.
In provincia di Brescia ci sono le competenze e le conoscenze necessarie per capire l’importanza di queste tematiche e il potenziale delle CER, poi però si deve passare dalla teoria alla pratica».
Con il provvedimento “casa green” l’Unione Europea intende ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990 e raggiungere le emissioni zero entro il 2050. Secondo lei, in provincia di Brescia ci saranno le risorse e le capacità necessarie per raggiungere questi obiettivi rispettando le tempistiche indicate?
«Credo sia possibile. E ciò non significa che le famiglie dovranno accollarsi costi esorbitanti per mettere a norma le proprie abitazioni. Se tutto il sistema si muoverà di concerto nella stessa direzione questo passaggio epocale potrà avvenire senza chiedere eccessivi sacrifici economici ai cittadini. Ci consideriamo promotori del tema sostenibilità, ma siamo altresì convinti che anche le imprese abbiano bisogno di tempo e risorse per affrontare le turbolenze di quest’epoca e le sfide proposte in nome della transizione green».
Come vede il futuro della “Torri Solare” e più in generale del settore in cui operate?
«Lo vedo in crescita. Ci poniamo, con senso di responsabilità, nel ruolo di azienda che ha come mission la diffusione del fotovoltaico senza ideologia. Solo così è possibile trasformare le opportunità tecnologiche in opportunità economiche per famiglie e imprese. Nell’immediato futuro vogliamo porci come punto di riferimento del settore attraverso una crescita graduale. Tra 15 o 20 anni quella del fotovoltaico deve essere tra le tecnologie dominanti nel mix energetico italiano. Oggi con le rinnovabili, se consideriamo l’idroelettrico, arriviamo al 40% del totale. A questo si dovrà necessariamente aggiungere un 20% derivante dal fotovoltaico».