Gabriele Pè , titolare gelateria «Mille» e gelaterie «La Torre».

“Così ho resistito a Covid, guerre e caro-energia”

«Ho saputo seguire il mercato motivare i collaboratori, prendere il meglio dai colleghi più bravi»

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«La nostra storia ha inizio il 13 aprile 2002, con l’apertura della gelateria “La Torre” a Borgo San Giacomo, comune di 5mila abitanti circa, in provincia di Brescia, proprio ai piedi della torre civica, da qui la scelta del nome. Dopo aver conseguito il diploma in Tecnologia Alimentare, poco più che vent’enne, decisi di lanciarmi in un’avventura che dura da 21 anni. Al mio fianco, mia sorella Elisa con il supporto della mia famiglia».

Ai classici coni e coppette ben presto si aggiungono stecchi biscotti gelato, granite di frutta, fruttini e semifreddi. Il 6 febbraio 2009 apre anche il secondo punto vendita, “La Torre” a Roccafranca, che ricalca lo stile e il concept della gelateria di Borgo San Giacomo, mentre il 24 aprile 2010, a Verolanuova, viene inaugurata la gelateria “Mille”».

Partendo dalle precedenti esperienze, Gabriele decide di percorrere anche nuove strade, ampliando la gamma dei prodotti e creando un vero e proprio connubio tra gelateria e pasticceria, il tutto all’insegna della qualità e della massima attenzione al cliente.

A chi ti sei ispirato per avviare e far crescere la tua attività?

«Punti di riferimento ce ne sono stati e ce ne sono tutt’ora. Ci sono percorsi e storie imprenditoriali che mi piacciono e mi ispirano, alcuni per come hanno saputo sviluppare la loro immagine, altri per l’organizzazione, altri ancora per la scelta delle materie prime o per la qualità del prodotto. Cerco di prendere il meglio da ognuno, per poi capire quali aspetti si possano adattare al mio format. Alcuni li seguo magari sui social, con altri capita di instaurare un rapporto più diretto che porta anche al confronto e allo scambio di idee».

Dovendo citare alcuni colleghi?

«Apprezzo in modo particolare: Maria Agnese Spagnuolo che ha più punti vendita a Roma, La Romana che ha gelaterie anche all’estero, la Pecora Nera che è un format bresciano, e la Gelateria del Biondo, fondata a Brescia nel 1935, un’autentica icona per tradizione, innovazione e artigianalità. Recentemente ho conosciuto il titolare della Bottega del Gelato di Villaggio Sereno: a mio parere è il miglior gelato in provincia di Brescia».

Quanto è importante saper comunicare in modo efficace? 

«La comunicazione è di fondamentale importanza. Dal 2010 al 2012 circa, i canali social ci hanno dato una grande spinta perché, al tempo, in pochi li utilizzavano nel nostro settore. Nel 2020, durante il periodo del Covid, abbiamo iniziato a trasformare il nostro sito da vetrina statica e poco aggiornata in un modulo per il delivery, rinnovandolo così in uno strumento attraverso cui è possibile acquistare i nostri prodotti e farseli consegnare a casa grazie al servizio di consegna a domicilio, organizzato e gestito direttamente da noi. Nel 2012 il sito è diventato un vero e proprio e-commerce: per esempio, i panettoni e le colombe di nostra produzione possono essere ordinati esclusivamente attraverso l’e-commerce».

Chi non è in grado di usare le-commerce?

«Può raggiungerci in negozio dove il personale provvederà a effettuare l’ordine inserendo i dati richiesti. Questo ci permette di avere tutto sotto controllo, oltre a raccogliere dati e statistiche da utilizzare per le campagne promozionali e per l’e-mail marketing. Per i prodotti consegnati a domicilio abbiamo pensato ad un QR Code che rimanda al sito web e alla scheda tecnica dove sono indicati ingredienti e allergeni. Inoltre, dopo esserci affidati per tre anni ad Aromi, una delle agenzie più importanti d’Italia nel settore della ristorazione, ora ci stiamo organizzando per gestire la comunicazione internamente».

Come nascono i vostri prodotti di gelateria e pasticceria?

«Risponderò con un esempio concreto. A gennaio 2022, dopo un’intensa stagione di lavoro, mi sono concesso una vacanza in Sicilia. Lì mi sono chiesto come tradurre le eccellenze siciliane e più in generale quelle italiane in gelato. Se parlo della Sicilia mi vengono in mente la mandorla, il pistacchio… tutte cose che già facciamo. Come dare ai nostri clienti qualcosa di nuovo e diverso dal solito? Dopo aver fatto una ricerca e messo nero su bianco una lista di tutti i dolci più rappresentativi delle regioni italiane, abbiamo deciso di lanciare l’iniziativa «Mille gusti d’Italia». Così, unendo le nostre competenze nella gelateria e nella pasticceria, ogni settimana (per venti settimane) abbiamo iniziato a proporre un dolce tipico di una Regione, tramutandolo in gelato, sia nella declinazione classica che in una forma più esperienziale ed elaborata. Dunque, in questo caso l’ispirazione è venuta da un viaggio, ma può essere determinata da molteplici fattori, non ultimo la creatività dei miei collaboratori».

Come avete reagito a Covid, guerre, caro energia e materie prime?

«Credo che un’azienda debba essere sempre pronta ad adattarsi a qualsiasi situazione e alle richieste dei clienti. Nel 2020, con il Covid, è stato fondamentale puntare sul delivery per sopravvivere. Adesso dobbiamo far fronte al caro energia senza gravare troppo sulle tasche del cliente. Da parte nostra abbiamo abbandonato i fornitori che hanno cavalcato la speculazione, affidandoci esclusivamente a chi, con onestà, ci è venuto incontro».

Che cosa significa essere un imprenditore oggi?

«Oggi tutto cambia con estrema rapidità. Un altro aspetto di cui tener conto è il diverso peso che le nuove generazioni danno al lavoro. Alcuni dei miei collaboratori fanno parte di quella che viene definita la “generazione Z”. Questi ragazzi, ventenni o poco più, hanno una concezione completamente diversa dell’importanza del lavoro e del tempo libero rispetto alla mia; devo dunque sforzarmi di comprendere le loro esigenze per scongiurare l’eventualità di perdere dei bravi collaboratori. Centralizzare la produzione in un unico laboratorio, organizzare il lavoro in una certa maniera, prevedere dei bonus, sono tutti accorgimenti che possono servire per venire incontro alle loro esigenze economiche e di orario lavorativo».

Qual è la tua filosofia imprenditoriale?

«La mia va in due direzioni: massima attenzione al cliente e creare un ambiente di lavoro sereno. Io non sbraito, non urlo, non offendo mai nessuno, sono sempre cortese con tutti e svolgo le stesse mansioni di chi lavora per me. In cambio voglio la stessa educazione, correttezza e lealtà».

Hai avviato la tua attività da giovanissimo: che cosa consiglieresti ad un ragazzo che vuole fare l’imprenditore?

«Questi sono tempi più difficili. All’epoca dei nostri genitori bastava essere un grande lavoratore e, con l’aggiunta della giusta dose d’intraprendenza, c’erano buone possibilità di avere successo. Quando ho iniziato io, questo approccio non era più sufficiente. Ora avviare e gestire anche una piccola impresa è diventato più complesso: basti pensare all’infinità di norme e regole da seguire, ai controlli, alla burocrazia. Per esempio, nel mio settore, gli adempimenti igienico-sanitari, piuttosto che quelli amministrativi, si sono moltiplicati in maniera esponenziale.

A un giovane consiglierei di non scoraggiarsi, di non abbattersi di fronte alle difficoltà, di informarsi e confrontarsi con chi ha più esperienza. Se ci credi, fallo; ma non lanciarti nel vuoto senza paracadute». 

Che progetti avete per il futuro?

«Il futuro è già qui, e si concretizzerà nell’avvio del laboratorio centralizzato, così come è già realtà il nuovo progetto di comunicazione. Il sogno nel cassetto sarebbe espandersi con nuove aperture, ma non dico gatto finché non ce l’ho nel sacco».

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