Ora si chiama «Ancorotti Group».
E quando alle 11.08 di martedì 5 novembre Renato Ancorotti ha tagliato il fatidico nastro della “Ancorotti Perfumes”, il suo secondo stabilimento di 5mila metri quadri a Crema che produrrà non più cosmetici, ma profumi per 50 milioni di pezzi l’anno destinati a conto terzi, sono stati in molti a chiedersi quali saranno le sue prossime sfide.
Già. Questa sua seconda fabbrica, situata ancora nell’area ex Olivetti, infatti, «non è semplicemente una nuova azienda» ha voluto rimarcare l’imprenditore cremasco il giorno dell’inaugurazione davanti a 150 ospiti, fra cui alte cariche dello Stato, rappresentanti delle istituzioni e imprenditori, «ma un nuovo tassello di un progetto più ampio».
Quale? Renato Ancorotti, 68 anni, anche senatore di Fratelli d’Italia, che il mensile di sinistra “L’Espresso” incoronò “re del mascara” (ogni suo flacone è venduto in 50 Paesi del mondo ogni 7 secondi per un totale di 200 milioni di pezzi l’anno), ha probabilmente in mente un puzzle nel quale incastonare i vari pezzi.
Il primo l’ha posizionato nel 2009 con la “Ancorotti Cosmetics Spa”, fondata con la figlia Enrica; un’impresa che oggi, oltre al mascara (il suo prodotto più iconico), realizza per conto terzi eyeliner, ombretti, ciprie, fard e rossetti nei 30mila metri quadri della struttura che fu progettata e realizzata nel 1969 da due grandi architetti come Marco Zanuso e il giovane Renzo Piano. Vi lavorano 500 dipendenti che quest’anno produrranno un fatturato di 160 milioni di euro.
Il secondo pezzo l’ha inserito qualche settimana fa: è l’“Ancorotti Perfumes”, nella quale sono stati investiti 22 milioni per processare 220mila litri di profumo alla volta e, quindi, arrivare a una capacità produttiva, come si diceva, di 50 milioni di pezzi l’anno (in pratica, 140mila boccette circa al giorno). Traguardo che verrà raggiunto quando, a regime, vi lavoreranno 100 dipendenti entro la fine del 2025 «che avranno un posto di lavoro garantito».
L’acquisizione di Cosmoproject, azienda di skincare per conto terzi con un fatturato di 70 milioni di euro (vedi box a pagina 21) è stata il terzo tassello.
Ma non sono gli unici obiettivi raggiunti: come Ancorotti ha voluto sottolineare, nel riportare a nuova vita, ristrutturandolo, quello che era “il cuore pulsante” dell’ex Olivetti, abbandonato ormai da anni, «non abbiamo costruito un metro cubo in più, ma sanato una ferita urbanistica e ridotta la CO2 del 60%».
«Perché non facciamo qualcosa insieme?». Questa era stata la domanda che Renato Ancorotti si era sentito rivolgere tre anni fa a margine di uno dei convegni di Cosmetica Italia di cui era ancora presidente, e prima di diventare senatore nel 2022, da Giovanni Sgariboldi, 80 anni, personaggio sconosciuto al grande pubblico, ma non al mercato e ai giornali di settore che l’avevano già proclamato, a ragione, il “re dei profumi”, dal 1978 founder e presidente di EuroItalia, azienda di Cavenago (Monza e Brianza) considerata un’eccellenza a livello internazionale che vende 40 milioni di pezzi l’anno, fattura 900 milioni di euro, occupa 400 persone circa tra dipendenti in Italia, all’estero, nell’indotto ed esporta il 95% dei suoi prodotti in 157 Paesi.
Nata agli inizi di quest’anno, la decisione tra i due imprenditori di lavorare insieme e di mettere a punto quanto era necessario per varare la “Ancorotti Perfumes”, creata in partnership tra Ancorotti Cosmetics (70%) ed EuroItalia (30%), il via ai lavori nello stabilimento di Crema risale al marzo scorso con il conseguente acquisto, posa e collaudo degli impianti e dei macchinari, tutti rigorosamente italiani perché, ripete spesso Ancorotti, «in giro per il mondo c’è tanta voglia di italianità», e il “made in Italy” è un marchio reputazionale che fa upgrade.
Due visionari pragmatici. Due aziende globali. Clienti dai nomi altisonanti. L’azienda cosmetica di Ancorotti lavora, infatti, per le griffe mondiali della “Cosmetic Valley” e ha dato vita anche all’“Alliance of Beauty” tra 6 big mondiali del settore: l’Oreal, prima azienda per fatturato a livello mondiale con un giro d’affari di 40 miliardi, IFF, Beiersdorf, Givaudan, Kiko Milano e Ancorotti Cosmetics.
La chiave del successo di Sgariboldi, invece, è nata grazie al sodalizio con i designer italiani emergenti, fra cui Coveri. Poi, negli anni, si sono aggiunti Dolce&Gabbana, Brunello Cucinelli, Missoni, Moschino, Versace e tantissimi altri. Negli anni, l’industriale ha prodotto anche marchi di proprietà come Naj Oleari, Reporter, Atkinsons e I Coloniali. A lavorare in azienda ci sono i figli Andrea, Davide e Matteo.
«Cinquant’anni fa non avevo molti soldi da investire, ma avevo un’idea in testa: lanciare il profumo italiano» racconta Sgariboldi. «A quei tempi il settore era in mano a francesi e americani, e i grandi nomi erano Chanel, Guerlain, Rochas e Lanvin. Con “Ancorotti Perfumes” condividiamo l’obiettivo di produrre prodotti di alta qualità. Siamo due imprenditori uniti dalla stessa passione e ambizione per l’eccellenza e l’artigianalità. Vogliamo solo lavorare. Il lavoro paga sempre».
Infatti. La storia di Renato Ancorotti assomiglia a quella di altri capitani d’industria che hanno fatto grande questo Paese. Diplomato al liceo Scientifico di Crema e laureato presso il dipartimento di Scienza del farmaco del Piemonte Orientale a Novara, ha fondato la sua prima azienda, la Gamma Croma, nel 1984, a 28 anni con altri due soci. «Non avevamo neppure i soldi per comprare il muletto» racconta. «Per scaricare i pesanti recipienti di materie prime, li facevamo precipitare dal camion sui pneumatici stesi per terra. Poi siamo passati dal garage a un piccolo capannone di 120 metri quadri».
Venduta la Gamma Croma (che aveva già raggiunto un fatturato di 50 milioni di euro, contava 350 dipendenti e si era sviluppata su un’area di 20.000 metri quadrati), era ripartito con la figlia nel 2009 – in un mondo stava sprofondando in una lunga crisi economica internazionale – fondando una startup (la Ancorotti Cosmetics, appunto) che il primo anno poteva contare su pochi dipendenti e un fatturato di 900mila euro.
Ma che cosa c’è all’interno della “Ancorotti Perfumes”? Ci sono macchinari e tecnologie che rendono autonomo lo stabilimento. Qui dentro, infatti, ci si occupa di tutto: miscelazione, distillazione, macerazione, filtrazione, produzione, riempimento, confezionamento e spedizione. Ma all’interno c’è anche una sala esperienziale, detta “Fragrantiarium”, che custodisce una collezione di 234 referenze, sviluppate in collaborazione con la maison essenziera Creasens: sono profumi che l’azienda andrà a produrre e distribuire nel mondo. Non solo: il “Fragrantiarium” ospita anche un organo olfattivo composto da 120 materie prime tra le più utilizzate in profumeria, come oli essenziali e assolute, suddivise per famiglie olfattive.
Elogi sono arrivati dal mondo politico. «Il nostro tessuto imprenditoriale è un pilastro grazie a chi, come Renato, ha studiato, si è impegnato, ha costruito la sua azienda con passione, mattone dopo mattone» ha detto Francesco Lollobrigida, 52 anni, ministro dell’Agricoltura.
In tour privato, il giorno prima dell’inaugurazione, Ignazio La Russa, 77 anni, presidente del Senato, ha sottolineato che «l’italianità si distingue attraverso la capacità dei nostri imprenditori di far conoscere al mondo il made in Italy. La nuova fabbrica è un inno per l’Italia che lavora».
Adolfo Urso, 67 anni, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha inviato un messaggio nel quale, oltre a ringraziare l’azienda per il contributo fondamentale offerto alla competitività dell’industria italiana nel mondo, ha rimarcato che l’«apertura del nuovo stabilimento rappresenta un’opportunità di crescita del Gruppo con la creazione di nuovi posti di lavoro e l’ampliamento della capacità produttiva».
Infine, al microfono, Guido Guidesi, 45 anni, assessore regionale allo Sviluppo economico, ha fatto notare due questioni. La prima: «Renato deve diventare un esempio per i futuri imprenditori lombardi perché sa produrre opportunità di lavoro. La sua è una sfida vinta».
La seconda: «Pochi potevano pensare che nella bassa Lombardia potesse nascere l’industria della cosmesi. Il merito va a imprenditori che hanno saputo valorizzare un territorio che, senza di loro, poteva rimanere una zona regionale depressa. Ma questo significa anche che il Cremasco è terra ospitale per le imprese. Da parte nostra sappiamo che aiutare le imprese si aiuta il lavoro».
Guidesi era accompagnato da tre altri assessori regionali: Paolo Franco (50 anni, Casa e Housing Sociale), Francesca Caruso (44 anni, Cultura) e Alessandro Beduschi (55 anni, Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste). Era presente anche il senatore Gianpietro Maffoni.
Ma al di là degli apprezzamenti, tutti meritati, ci si interroga oggi su quali saranno gli altri tasselli che verranno inseriti nel progetto più ampio che Renato Ancorotti ha in testa e che non ha voluto svelare. Consolidata l’offerta nel make-up e nella skincare, e varcato mondo della profumeria italiana dalla porta principale, è facile aspettarsi altri colpi a sorpresa a cui ci ha abituato l’imprenditore cremasco.
Ancorotti, infatti, non è nuovo agli exploit che hanno lasciato a bocca aperta. Un esempio? Eccolo: dopo aver preso in affitto, nel 2009, un capannone nell’ex Olivetti per l’inizio attività della “Ancorotti Cosmetics”, in poco tempo gli stabilimenti affittati sono aumentati a 11. D’altra parte Ancorotti, all’inaugurazione della sua nuova impresa, non ha fatto mistero di qual è la filosofia che lo sta guidando da 40 anni: «Le utopie sono tali finché i sogni non vengono realizzati. E io di sogni realizzati ne so qualcosa».