Nel 2023, purtroppo, ci sono stati oltre 100 femminicidi in Italia, uno ogni tre giorni di media.
Nel ricordare questi numeri orrendi, dato che siamo un mensile di economia, abbiamo pensato
a qualcosa di cui si parla poco: le donne imprenditrici.
Quest’anno, quindi, vogliamo ricordare, in questa rubrica, anche alcune delle più
grandi imprenditrici della storia. Donne diverse tra loro, ma con un unico comune dominatore:
il loro successo negli affari nonostante le difficoltà incontrate.
Alcune di loro hanno cambiato il mondo in cui viviamo, altre hanno tracciato un percorso migliore per le donne.
Perché diventare imprenditrici? Lo spiega Debbi Fields, fondatrice di Mrs. Fields Cookies:
«L’imprenditorialità non ha limiti di età o di tempo…prospera sulla speranza e sull’ispirazione».
Lei, Debbi (1956, Utah), fondò, con il marito, il suo primo negozio a Palo Alto (California).
L’intuizione imprenditoriale? Vendere i tradizionali biscotti americani preparati in modo artigianale.
Fu vista da tutti come un’impresa azzardata perché si riteneva che il negozio non potesse sopravvivere
vendendo solo biscotti che ognuno si preparava già in casa.
Invece l’idea decollò e nel 1990 iniziò il franchising del marchio. Ad oggi, Mrs. Fields ha circa
390 punti vendita negli Stati Uniti e più di 80 all’estero. Vende (anche per corrispondenza)
principalmente biscotti appena sfornati preparati direttamente nel punto vendita. Il marchio Mrs. Fields in
Italia è in concessione al gruppo Autogrill.
Abbiamo utilizzato Debbi Fields per introdurre la storia alla prima grande imprenditrice in ordine di tempo: Eliza Lucas Pinckney.
Il suo core business: la coltivazione su larga scala della pianta tropicale dell’indaco nel Nord America. Ne ricavò un colorante blu di grande qualità in un’epoca in cui stava fiorendo l’industria tessile a livello mondiale. Siamo nel 1700, al tempo della prima rivoluzione industriale inglese.
Eliza Lucas nacque, infatti, il 28 dicembre 1722 ad Antigua, un’isola delle Indie Occidentali, nei Caraibi, dove il padre, George, era tenente colonnello dell’esercito britannico.
Eliza era la figlia maggiore di una famiglia di quattro fratelli. I genitori, come era d’abitudine a quei tempi per i coloni d’élite, mandarono i loro figli a studiare a Londra.
A scuola, la ragazza sviluppò un amore viscerale per la botanica.
Quando era ancora giovane, a 16 anni, nel 1738, la sua famiglia si trasferì negli Stati
Uniti, e precisamente a Charles Town, nella Carolina del Sud, dove suo padre aveva ereditato tre
piantagioni dal nonno. Un anno dopo, la mamma morì e il padre fu costretto, per impegni militari
dovuti prima al conflitto politico scoppiato tra Inghilterra e Spagna e poi al coinvolgimento della Gran Bretagna nella guerra di successione austriaca, a ritornare e soggiornare a lungo ad Antigua dove fu nominato luogotenente e governatore dell’isola.
A soli 17 anni, dunque, Eliza dovette rimboccarsi le maniche e amministrare
la piantagione a Wappoo dove vivevano la sua famiglia e 20 schiavi e supervisionare la gestione delle altre due piantagioni coltivate l’una a riso e l’altra ad alberi da catrame e legna (per un totale di 60 schiavi). Eliza era molto affezionata al padre e gli scriveva numerose lettere nelle quali gli prospettava la possibilità di effettuare alcuni esperimenti botanici con l’intento di integrare le entrate delle piantagioni. Il genitore, allora, dai Caraibi le inviò i semi di nuove colture come fichi, zenzero, erba medica, cotone e
indaco.
Ed è proprio sul blu indaco ad alta qualità che puntò tutte le sue carte Eliza dopo aver capito che, in
Inghilterra, la crescente industria tessile aveva necessità di nuovi coloranti.
La giovane imprenditrice iniziò a produrlo nel 1739.
Dopo tre anni di tenacia e molti tentativi falliti, Eliza dimostrò che l’indaco poteva essere coltivato e
lavorato con successo nella Carolina del Sud; nel 1744 usò il suo raccolto per produrre semi e condivise
con altri coltivatori il disegno strategico di coltivarlo su larga scala convincendoli che, insieme,
potevano realizzare grandi profitti in un mercato estremamente competitivo.
L’indaco fu chiamato dai piantatori «l’oro blu» perché, grazie ai suoi continui successi, il volume di questo colorante esportato aumentò notevolmente da 5.000 libbre nel 1745-46 a 130.000 libbre nel 1748. Insieme al riso, stava rendendo la Carolina del Sud la più ricca delle 13 colonie inglesi nell’America del Nord.
Il 25 maggio 1744, a 22 anni, Eliza Lucas, dopo aver rifiutato diverse proposte di matrimonio da chi voleva imporle un marito, sposò l’avvocato e coltivatore Charles Pinckney, suo amico di lunga data e vicino di piantagione, con il quale sperimentò anche la coltivazione della seta. Diede alla luce tre maschi e una femmina; due di questi diventarono leader influenti negli States e in Spagna.
È stato scritto e tramandato che Eliza fosse una forza della natura.
Nata in un’epoca nella quale alle donne venivano negati tutti i diritti, lottò contro il sistema e contro tutti. Alla continua ricerca di un raccolto che potesse fornire un reddito fisso, iniziò un business che cambiò non solo la sua vita di imprenditrice, ma anche l’economia della Carolina del Sud che divenne,
in seguito, uno degli Stati Uniti d’America. George Washington fu uno dei suoi più celebri ammiratori.
Nel 1758, quando il marito morì di malaria, gestì tutte le coltivazioni estensive della famiglia. Continuò
a produrre anche lino, canapa, seta e fichi. Visse da vedova per più di trent’anni fino alla sua
morte avvenuta a Philadelfia nel 1793 mentre era alla ricerca di una cura per il cancro al seno.
È stata la prima donna che fu inserita nella South Carolina Business Hall of Fame nel 1989.