Schiena dritta, tipo energico e asciutto, parla schietto Carlo Beltrami, 61 anni, titolare della “Paolo Beltrami Costruzioni Spa”, azienda che opera da 68 anni sul mercato, riconfermato presidente di Ance di Cremona nel 2021 (carica che detiene dal 1999), membro del Consiglio di Ance Lombardia (di cui è anche presidente dei sindaci revisori) e di Ance nazionale. L’anno scorso l’edilizia ha fatto boom, grazie al Superbonus con un + 19,6% rispetto al 2021 che, a sua volta, aveva avuto un incremento del 16% sul 2020. Belle notizie, quindi.

Però, presidente, com’era il settore edile cremonese prima del luglio 2020 quando fu varato il Super-incentivo?

«Nel comparto edilizio venivamo già da anni complicati, ma il 2019, nel quale scoppiò ufficialmente la pandemia del Covid, fu un anno difficile con il calo della produzione industriale nel Cremonese e un quadro sconfortante per le imprese edili il cui numero era diminuito».

Poi arrivò il Superbonus. Visto con gli occhi di oggi, come giudica quel provvedimento?

«L’ho criticato anche con gli occhi di tre anni fa. Avevo previsto che ci avrebbe causato guai seri con l’incremento dei prezzi e il problematico sconto sui crediti fiscali. Non ero d’accordo, cioè, che l’incentivo venisse dato indistintamente a chi aveva una casa e a chi ne possedeva dieci. Inoltre, il meccanismo della cessione del credito d’imposta ha generato nel tempo varie truffe su lavori dichiarati, ma mai effettuati. In quel frangente sono entrati in campo anche operatori senza competenze adeguate e imprese fai-da-te senza professionalità. Il risultato è stato deleterio: ha creato un mercato “drogato”. Già si capiva che l’ex presidente Draghi non era d’accordo con questa misura, ne era quasi infastidito; poi è arrivato lo stop dal 2024 della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del ministro Giorgetti».

Se era comprensibile varare il Superbonus per dare così una scossa all’edilizia, riqualificare gli immobili e incrementare il Pil, lei come l’avrebbe scritta quell’agevolazione fiscale?

«Il Superbonus doveva avere anche uno scopo sociale e, quindi, doveva essere concesso a chi ne aveva davvero bisogno».

Dopo il Superbonus arriverà il diluvio?

«Assolutamente no. Le opportunità di lavoro non mancheranno alle nostre imprese perché i cantieri beneficeranno dei finanziamenti del Pnrr: in questo business è impegnato il 50% delle aziende edili cremonesi che incrementeranno i loro fatturati. Senza contare che ci sono anche da completare i lavori degli immobili ancora in costruzione e finanziati con il Superbonus».

C’è preoccupazione nelle banche.

«Non ho dubbi. Lo deduco dall’ulteriore e non prevista documentazione che viene richiesta alle imprese edili. Ho visto colleghi in difficoltà: sono ricchi di crediti, ma in pratica hanno debiti».

Come uscirne?

«Molti imprenditori, a questo punto, useranno in compensazione i crediti di imposta derivanti dai bonus edilizi e se li toglieranno in cinque anni».

Se le opportunità di lavoro ci saranno anche nel medio e lungo tempo, che altro preoccupa il settore delle imprese edili?

«Ci sono due questioni legate entrambe alla liquidità: nel pubblico c’è difficoltà a riscuotere i fondi del “decreto Aiuti” dovuta alla lentezza della burocrazia; nel privato c’è la stessa fatica a incassare i bonus fiscali».

La situazione allarmante anche per l’edilizia è quella di trovare manodopera.

«E’ un grosso problema. Troviamo difficoltà a reperire non solo tecnici, ma anche muratori. E proprio nel momento in cui il lavoro è considerevole. Purtroppo abbiamo avuto il Reddito di cittadinanza che ha convinto tanti giovani e meno giovani ad accontentarsi di un sussidio invece di portarsi a casa un buon stipendio. Lo ripeto: il lavoro c’è ed è in abbondanza. Basta avere voglia di lavorare».

Case green: prevista la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D nel 2033. L’Italia ce la farà?

«Su questa direttiva europea non c’è l’accordo nemmeno nella Ue perché ci sono forti resistenze di alcuni Paesi membri, tra cui l’Italia dove molti politici stanno elencando le criticità. La mia opinione è questa: stiamo passando da un eccesso all’altro. E poi ci sono problemi pratici di gestione: pensiamo, per esempio, a un condominio con 20 proprietari; se tutti non sono d’accordo a realizzare un condominio green che fai? Mandi i carabinieri o fai un’ingiunzione? E’ più facile applicare la direttiva Ue in Germania, per esempio, dove i grandi agglomerati urbani, nei quali i tedeschi vanno in affitto, sono di proprietà dei Fondi d’investimento: basta un Cda per decidere. In Italia dove, invece, ci sono milioni di proprietari di case, non si può, di punto in bianco, passare da una classe energetica all’altra con uno schiocco delle dita. Servirebbero fondi europei adeguati a cui gli Stati membri potrebbero attingere risorse. Noi di Ance, comunque, collaboriamo con le decisioni del governo».

Non solo cazzuola e malta, si dice in gergo. Anche l’edilizia deve diventare sempre più tecnologica.

«Infatti, ma non partiamo da zero: la nostra Scuola Edile è una fucina per l’aggiornamento professionale: si impara a utilizzare il Bim, ci sono corsi di Autocad, lezioni per il restauro e iter specialistici per la corretta posa dei cappotti di isolamento degli edifici. La tecnologia è una bellissima cosa, ma per utilizzarla al meglio le aziende devono poter disporre di personale che non si prepara dall’oggi al domani. Insomma, non basta solo lavorare; bisogna avere il tempo per la formazione e l’addestramento, e per ragionare».

Il costo dei materiali è ancora un problema?

«Al momento no. Il prezzo del calcestruzzo si è stabilizzato, le quotazioni di ferro e legno stanno scendendo dopo i picchi del 2022. Ma siamo sempre con gli occhi aperti perché da un momento all’altro può scattare una penuria di materiali».

L’edilizia soffre di bassa produttività?

«Non credo. Comunque, in edilizia molti lavori bisogna farli a mano, non ci sono alternative. Per incrementare la produttività la strada è solo quella dell’edilizia “off-site”, la quale prevede che gran parte dei componenti siano prodotti in fabbrica e poi trasportati sul posto».

Rigenerazione urbana: Ance ha promosso un convegno, mesi fa, proprio su questo tema. In quell’occasione il Comune di Cremona ha presentato alcune idee per rendere la città più smart e che richiedono un investimento di 17 milioni da spendere fino al 2027.

«Riqualificare Cremona è una bella sfida e da vincere, sono d’accordo. Ma anche in questo caso ci vuole tempo e progettualità, non la bacchetta magica».

Tempo, progettualità e, probabilmente, anche la detassazione dei fabbricati da demolire e ristrutturare.

«Ovviamente. Purtroppo, però, in Italia un’impresa edile deve pagare l’Imu anche solo se acquista un terreno per poi edificarlo e se ha un immobile che non usa. Paghiamo, insomma, la tassa sui costi».

I rimborsi sugli extracosti come stabiliti dal “Decreto Aiuti” sono arrivati alle imprese?

«Riconosciuti sì, ma pagati solo in parte. E’ arrivato un acconto del 50% sul primo semestre 2022; niente sul secondo semestre. Il 2023 è stato suddiviso in trimestri: è stato rimborsato il 1° trimestre, poi basta. Ma nel frattempo le imprese devono pagare i dipendenti e i subappaltatori».

Che prospettive ha l’edilizia?

«Buone direi. L’edilizia non si ferma e continua, al momento, a sostenere l’economia nazionale».

 

Iscriviti alla newsletter