Non fermarti al km 0. Polo formativo in Brianza: studenti da ogni parte d’Italia e dall’estero.

Falegnami 4.0

La scuola è espressione diretta del mondo imprenditoriale riunito nel distretto del legno. Utilizzate le migliori tecnologie sul mercato. Il 96% degli allievi trova occupazione a tempo indeterminato. Ne parliamo con il direttore, Luigi Mettica: «La svolta c’è stata con Gianni Rossoni, quando era ancora assessore regionale al Lavoro e alla Formazione».

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Chiunque abbia una concezione “romantica” della falegnameria, tutta pialla e sudore, è meglio che si faccia un giro a Lentate sul Seveso (Monza e Brianza) dove sorge il Polo Formativo Legno e Arredo e scoprirà quanto i pregiudizi siano duri a morire. Oggi, infatti, anche la professione del legno parla il linguaggio dell’informatica e non può fare a meno della cosiddetta tecnologia 4.0; ma, soprattutto, le opportunità di lavoro non mancano, eccome.

L’idea del Polo Formativo Legno e Arredo risale al 2007 e la si deve a Rosario Messina proprietario e fondatore della storica azienda Flou di Meda che all’epoca era presidente di Federlegno. Messina capì prima degli altri che la crisi del settore mobiliare non era dovuta tanto a motivi economici, quanto piuttosto alla mancanza di personale e che, per porvi rimedio, sarebbe occorso un progetto di lungo respiro. Trovare le persone motivate; fornire loro una preparazione qualificata e una necessaria esperienza sul campo avrebbe richiesto infatti anni di impegno e soprattutto un notevole investimento. Da qui, l’idea di una scuola appositamente dedicata al settore della falegnameria, che fosse espressione diretta del mondo imprenditoriale di riferimento.

Nel 2013 nacque così la Fondazione ITS Rosario Messina che, nella sua prima fase di attività, si concentrò sui ragazzi in uscita dalla terza media, proponendo loro un Centro di Formazione Professionale (CFP). Nell’arco dei cinque anni successivi, venne poi costruita la sede della Fondazione, in una posizione strategica, al centro del distretto mobiliare della Brianza, riqualificando un’area dismessa ottenuta in concessione: una sede di 3.000 metri quadrati, interamente realizzata in legno prefabbricato, di cui 1.000 metri quadri per i laboratori e 250 per le aule informatiche.

Gli spazi sono ampi e il numero di allievi è limitato, così che i ragazzi possano essere seguiti uno per uno. Attualmente, gli studenti sono 228, divisi tra i vari percor-si. Oggi, infatti, la Fondazione, oltre al CFP, offre anche un IFTS e due ITS (Marketing internazionale e Tecnico di prodotto e processo Industria 4.0), per approfondire la formazione degli studenti dopo gli anni delle superiori. Con il nuovo anno formativo 2022-2023 prenderà il via anche un terzo ITS, dedicato al design sostenibile.

Al termine di questo iter di studi, la percentuale di ragazzi che trova un posto di lavoro a tempo indeterminato è altissima, così come altrettanto elevata è l’offerta da parte delle aziende coinvolte nel progetto. «Potrei dire che l’occupazione è garantita al 100%», sottolinea Luigi Mettica, direttore dell’attività formativa del polo formativo, «ma diciamo pure al 95-96 per cento, perché c’è sempre una percentuale di studenti che o decide di intraprendere il percorso universitario oppure sceglie di non lavorare nel settore. Ad ogni modo, il 50% dei nostri studenti viene assunto anche prima della fine del percorso di formazione, mentre l’altro 50% deve attendere al massimo sei mesi. In media, ogni nostro ragazzo riceve almeno un paio, se non tre o quattro proposte di lavoro».

Esiste una “ricetta” per il vostro successo? Che cosapermette a un percorso professionale di ottenere ri-sultati così significativi?

«La spiegazione è molto semplice: bisogna fare la for-mazione che serve e non quella facile da promuovere, inoltre la decisione deve essere presa sulla base delle esigenze di un distretto e non di una singola azienda. In questo senso, devo riconoscere l’impegno a invertire la rotta, negli anni scorsi, da parte dell’ex assessore regionale lombardo al Lavoro e alla Formazione, Gianni Rossoni. Purtroppo, il suo proposito non ha sempre trovato un riscontro concreto. Aggiungo che si può offrire una formazione di alto livello pur spendendo pochissimo, per esempio rispetto all’università. Nel nostro caso, i costi per singolo studente sono molto bassi, dal momento che la Regione interviene a coprire le esigenze del Centro di Formazione Professionale e il Ministero quelle di IFTS e ITS. Al contrario, se non si tiene conto delle necessità di uno specifico distretto e si decide invece di investire sulla formazione di figure professionali inflazionate o fuori contesto, il meccanismo non funziona».

Come riuscite a convincere giovani che oggi appaiono scarsamente motivati a impegnarsi in un mestiere artigianale? Di primo acchito, quello della falegnameria non sembra essere un mondo dotato del fascino sufficiente ad attirare i ragazzi delle ultime generazioni. «Lavoriamo moltissimo in termini di incontri conoscitivi e di orientamento: tutto ciò che serve per far conoscere le nostre proposte e convincere i giovani e le loro famiglie a venire a vedere direttamente sul posto la formazione che offriamo. A quel punto, il 75% dei ragazzi decide di iscriversi ai nostri percorsi di studi, perché la realtà che si trovano di fronte è davvero unica. Non bisogna sottovalutare la componente promozionale, anche se rappresenta forse l’aspetto più impegnativo, perché i preconcetti e la disinformazione da combattere sono molti. Purtroppo, oggi, la formazione professionale è ritenuta una scelta residuale, da riservare a chi non ha voglia di impegnarsi negli studi. Non è così e il nostro obiettivo è quello di puntare a farla diventare la prima scelta per un ragazzo davvero interessato a formarsi a livello professionale e a trovare un’occupazione».

Da quali aree geografiche provengono perlopiù i vostri studenti? I vostri percorsi sono aperti anche a giovani da fuori provincia?
«I nostri studenti arrivano soprattutto dai territori di Milano, Monza, Como e Varese, essendo questa la principale area geografica di riferimento del nostro settore, ma per quanto riguarda gli ITS abbiamo iscrizioni anche da altre Regioni e perfino dall’estero. Siamo una realtà che non ha confronti nel resto d’Italia e, lo ribadisco, il merito sta in una scelta lungimirante e ben ponderata, nonché in investimenti costanti, per tenere il passo di una tecnologia in continua evoluzione. L’ultima novità, in ordine di tempo, è la Realtà Aumentata, utile sia ai fini della didattica che delle simulazioni».

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