La ristrutturazione, sia essa di un appartamento che di un’azienda, è un’impresa che comporta un profondo cambiamento e, di conseguenza, un carico emotivo non da poco per quanto veniamo coinvolti in questo processo. Nasce evidentemente dalla sensazione di inadeguatezza del mondo che ci circonda, non importa se legato alla nostra sfera personale o professionale: potrebbe essere la semplice esigenza di distribuire meglio gli spazi interni della casa nella quale viviamo o, in un altro frangente, la necessità di un’azienda di adattare le proprie strutture e capacità ad affrontare i mutati processi aziendali, come l’apertura di nuovi mercati o la crescita dell’azienda che porta a una necessaria riorganizzazione interna.
Ristrutturare significa dare una nuova struttura a qualcosa. È l’etimo ad essere interessante, perché la radice “struttura” deriva dal latino struo, ovvero costruire ma nel senso di mettere a strati, porre sopra. Per moltissimo tempo questo termine è stato inteso come qualcosa di solido, stabile, immobile, possibilmente eterna e in questo senso poco adattabile alla velocità e alla complessità del mondo contemporaneo. Infatti è sempre più importante dotarsi di una struttura che sia contemporanea al mondo moderno, così da potersi plasmare verso nuovi obiettivi e risultati.
L’ansia che precede il processo di ristrutturazione è del tutto comprensibile e deriva da un incontro di due sensazioni divergenti: l’eccitazione per il nuovo e la preoccupazione per l’ignoto. Detto in altri termini non è altro che una frizione tra il tentativo di gestire lo status quo nel quale ci si trova e il dirompente bisogno di dotarsi di una nuova forma, un nuovo processo, nuovi risultati.
Obiettivi della ristrutturazione
Ristrutturare è un processo non semplice, difficile da affrontare, richiede notevoli sforzi da parte delle persone, siano essi i motori di tale cambiamento o le persone che lo dovranno in qualche modo subire e imparare nuovi processi, acquisire nuove competenze per poterlo affrontare al meglio. Uno dei proverbi più celebri che conosciamo è il caro, vecchio “chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa quel che lascia ma non quel che trova”, al quale spesso ci si ancora per impedire un qualsiasi tipo di cambiamento. In inglese questo proverbio è “the devil you know is better than the devil you don’t”, facendo trasparire molto bene che, diavolo per diavolo, tanto vale non far nulla e rimanere nella situazione nella quale ci si trova.
Ma il cambiamento è obbligatorio nella nostra vita ed è sempre meglio gestirlo che subirlo: noi cresciamo, cambiamo e così fa il mondo intorno a noi, ma è molto, molto importante che questi mutamenti siano sincroni e nella stessa direzione. È un processo che coinvolge non soltanto la qualità di fruizione di questi spazi e, soprattutto, la nostra psiche. L’ansia che spesso accompagna questa fase è legata a diversi fattori. Innanzitutto l’incertezza: non si ha la certezza di come saranno le cose una volta terminato l’iter, possiamo solo ipotizzarlo.
Poi il disagio del periodo durante il quale si effettua questo cambiamento, si vive in un ambiente caotico e spesso disfunzionale, un limbo nel quale da un lato è difficile scorgere il porto di partenza e non si vede ancora la destinazione finale. Per non parlare del problema dei costi e dei tempi, che quasi sempre sono maggiori rispetto a quanto è stato inizialmente preventivato.
Che si tratti di un appartamento o di un’azienda, prima di iniziare qualsiasi ristrutturazione è fondamentale stabilire chiaramente gli obiettivi e far sì che questi siano chiari e condivisi, altrimenti come è ovvio, sorgeranno numerosi contrasti e problemi a transizione ultimata.
Gli obiettivi possono essere molteplici:
- Aumentare il comfort: creare ambienti più funzionali e accoglienti per delle sopravvenute esigenze, come ad esempio, se in una casa da due si diventa in tre o in un’azienda si cresce e si diventa da 70 a 120 persone. Bisogna far sì che gli spazi siano sufficientemente confortevoli per poter svolgere al meglio la vita quotidiana.
- Ottimizzare gli spazi: per migliorare la produttività. Potrebbe rendersi necessario accorpare degli uffici, spostare in smart working una parte del personale, oppure ancora aprire dei nuovi livelli manageriali che gestiscano parti dell’azienda che sono in crescita o che addirittura non sono state presidiate a dovere. Si pensi, per fare un esempio, a quelle aziende che sono cresciute in breve tempo in maniera vertiginosa e che hanno sempre esternalizzato le risorse umane o altri servizi gestiti da personale esterno e che adesso, a causa delle loro dimensioni, devono fare delle scelte e optare per una gestione diretta dei dipendenti.
- Aumentare il valore: una ristrutturazione, non importa se edile o aziendale, automaticamente aumenta il valore della struttura, la rende maggiormente fruibile e rispondente alle esigenze attuali, rendendola più attraente e appetibile verso l’esterno. Occorre sottolineare che nell’ottica della ricerca del personale questo è un patrimonio di indubbio valore da spendere esternamente per attrarre risorse.
- Adattare lo spazio alle nuove esigenze: adattare la distribuzione degli ambienti per rispondere a nuove necessità o addirittura creare spazi che prima non esistevano per rispondere a delle richieste precedentemente non esistenti. L’acquisto di una casa al mare così come l’apertura di un nuovo stabilimento produttivo rispondono in maniera identica a delle sopravvenute esigenze, private in un frangente, aziendali nell’altro.
Adattamenti necessari
È importante soprattutto adattarsi al cambiamento, comprendere che vi sono delle discrepanze tra ciò che facciamo e ciò che potremmo fare, un gap da dover colmare che magari noi stessi non riusciamo nemmeno a vedere, a percepire.
L’utilizzo di un agente esterno sicuramente aiuta nella comprensione del divario esistente tra la realtà e ciò che potremmo fare se adeguatamente rimodulati. Come ho scritto in altre occasioni, chi meglio di un osservatore esterno ha una visione chiara, nitida e disincantata sulle potenzialità che potremmo esprimere come azienda? Internamente si è impegnati in toto nelle operazioni quotidiane e molto difficile avere una visione di insieme, per la quale è necessaria la giusta distanza da ciò che si osserva.
Un consulente esterno è quanto di meglio possa aiutarci a capire come soddisfare le nostre esigenze e a mettere in atto tutto il processo di transizione che porta ad adeguarsi al mutato scenario. Ovviamente è molto più facile a dirsi che a farsi, in quanto è un percorso nel quale bisogna essere disposti, soprattutto negli alti livelli dirigenziali, ad abbandonare delle posizioni che si credevano granitiche e inattaccabili per volgersi verso nuovi orizzonti. Il mondo cambia in maniera incredibilmente veloce e non sempre ci si accorge di questi mutamenti che, spesso, sono dei veri e propri stravolgimenti.
Giusto per fare un esempio su tutti, se prendete in considerazione l’e-mail, strumento che verso la fine del secolo scorso ha soppiantato in toto le lettere e i fax, da molti anni è uno strumento piuttosto obsoleto, soprattutto se il nostro riferimento è il mondo under 30.
Ma l’adattamento non è soltanto tra realtà aziendale e un ideale da voler raggiungere, ma anche nella strada che si imbocca durante il percorso di ristrutturazione, perché bisogna affrontare gli imprevisti che potrebbero sorgere durante il percorso di innovazione e che inevitabilmente si presenteranno anche a fronte delle migliori pianificazioni iniziali. Vi sono molte forze in azione durante i cambiamenti e non tutte potrebbero essere dirette verso la stessa direzione. Resistenze al cambiamento, la strenua difesa delle posizioni raggiunte negli anni e che potrebbero vacillare, eventi esterni come crisi, guerre o altro potrebbero essere problemi che si frappongono durante il percorso di cambiamento.
Ecco che una buona dose di elasticità e un’ottima guida esterna possono essere i segreti che conducono al successo, arrivando a raggiungere l’obiettivo che ci si era prefissati.
Ristrutturare è un’esperienza complessa e impegnativa, ma può portare grandi soddisfazioni
Affidandosi ai giusti professionisti è possibile trasformare ciò che ci circonda e adattarlo alle mutate esigenze e alle nuove opportunità che si pongono davanti a noi. Non è una strada semplice e veloce, ma se ben progettata e condotta, è un’esperienza che sicuramente vale la pena intraprendere. Il non farla sappiamo già dove porterà.