In Italia ci sono piccoli e grandi inventori che, grazie a una buona idea, sono riusciti a migliorare la vita delle persone. Uno di questi è senza alcun dubbio Andrea Scarinzi, 34 anni, cremonese, ingegnere gestionale, con la passione per il mondo digitale e della salute, e il pallino di diventare un giorno un imprenditore.
«Volevo creare qualcosa di mio». E c’è riuscito. La sua creatura si chiama Orthogether. Detto a pane e salame significa: l’ortopedia a portata di click.
Per quale motivo questo giovane campione dell’innovazione ha puntato su un settore così specifico e qual è stata la genesi di questa piattaforma web, unica sul mercato, che permette ai pazienti di acquistare prodotti sanitari e ausili ortopedici nel negozio più vicino a casa oppure online, fornendo anche la possibilità di prenotare velocemente la visita da uno specialista?
«Sono stati tanti puntini che si sono uniti strada facendo. Tutto nasce dal pallone: ho sempre avuto la passione per il calcio e, nelle giovanili, ho giocato sia per la Cremonese che per il Pizzighettone. A quei tempi, durante le partite, provavo uno strano formicolio ai piedi. Risolto grazie a un plantare da inserire nelle mie scarpe di calcio e realizzato proprio da un tecnico ortopedico. Quello è stato il primo momento in cui ho incontrato l’ortopedia. Poi, si sa, il football è uno sport di contatto, e negli anni successivi non mi sono fatto mancare nulla: problemi alle caviglie, alle ginocchia, addirittura anche al polso. La necessità del curarsi si è trasformata presto in interesse nel trovare il sistema più veloce per rientrare presto in campo. E da lì, poi, è nata anche la voglia di condividere tutto ciò che avevo “imparato” sulla mia pelle per far star bene le persone intorno a me: mi dava proprio soddisfazione suggerire ai miei compagni di squadra quali fossero le cure giuste o il tutore migliore che li aiutasse a recuperare presto dall’infortunio».
Manca il terzo puntino da unire ai primi due: come si arriva a una piattaforma web passando dai calci al pallone e dagli infortuni sul campo di calcio?
«La mia terza passione era quella del mondo digitale. Ho studiato al Politecnico di Milano. Al tempo avevo scelto di frequentare l’ateneo nella sede di Cremona per essere più facilmente a contatto con docenti di alto livello, e non essere solo un numero come capitava nelle sedi delle grandi città. Mai scelta fu più azzeccata. Qui ho imparato che vince chi riesce a disporre e a comprendere i dati: sono loro che danno un’idea chiara e oggettiva delle scelte strategiche e operative da prendere. Ma è fuori dall’ateneo che ho appreso altre due lezioni importanti».
La prima? «Per innovare bisogna saper passare dal pensiero all’azione».
La seconda? «La tecnologia è uno strumento per risolvere i problemi; è un mezzo e non un fine. Insegnamenti che mi sono tornati utili quando un mio amico, Federico Cardini, tecnico ortopedico con un negozio di ortopedia sanitaria a Cremona, mi ha raccontato che riceveva una marea di telefonate da gente che chiedeva informazioni su, per esempio, tutori, carrozzine, apparecchiature elettromedicali. Senza parlare di tutte le domande ricevute per capire quali fossero i benefici dei prodotti realizzati su misura dal tecnico ortopedico. Figura professionale poco menzionata, ma che all’atto pratico aiuta i pazienti a risolvere diverse problematiche legate al movimento e alla postura».
Quindi? «Mi ha chiesto: “Non c’è un modo per rispondere a tutte le domande che ricevo ogni giorno dai miei pazienti? Io non riesco più a star dietro a tutti. Ci sarà pure la maniera di aiutare allo stesso tempo noi negozianti e le persone che hanno bisogno di risolvere una problematica per la loro salute”. E proprio dalla passione per il mondo digitale animata da quella soddisfazione di essere utile a qualcuno è nata ed è stata sviluppata l’idea di Orthogether. I visitatori del nostro portale sono di tutti i tipi: ci sono persone che subiscono infortuni non gravi, ma anche persone con disabilità, o tetraplegici, in carrozzina che hanno solo lo schermo del computer per recuperare le informazioni e comunicare con il mondo. Il fattor comune è che tutti cercano la cura giusta per alleviare la loro sofferenza nel minor tempo possibile».
Su quali basi avevate studiato e realizzato il portale?
«Facendo prima un sondaggio tra una trentina di negozi di ortopedia sanitaria per sapere di che cosa avevano più bisogno, poi utilizzando gli strumenti analitici di Google per capire quali erano le domande più frequenti dei pazienti online riguardo a traumi sportivi, fratture e i problemi alle articolazioni. Le prime quattro, in ordine di importanza, erano quasi sempre le stesse: “qual è il punto vendita più vicino che può aiutarmi?”, “avete plantari su misura?”, “qual è la taglia adatta a me per questo specifico dispositivo medico?”, “è possibile fissare l’appuntamento con uno specialista?”».
E quindi? «Abbiamo presentato il nostro portale a Exposanità 2018, la Fiera specializzata di Bologna nata oltre 40 anni fa. Non bisogna dimenticare che il settore ortopedico sanitario in Italia muove un volume d’affari annuo di circa 4 miliardi».
Come è andata?
«Bene. Ci siamo fatti notare. Avevamo pochi negozi sul portale. Negli anni, invece, siamo diventati leader del settore, senza competitor diretti; possiamo contare su circa un centinaio di negozi di ortopedia sanitaria in tutta Italia che rendono disponibili online 20mila dispositivi medici di 450 fornitori partner. Le proiezioni ci dicono che il portale a fine 2024 chiuderà con 300mila visitatori annui».
Orthogether.com, oltre al negozio più vicino, indica anche chi vende e quali ausili ortopedici si possono acquistare online?
«Certo. Abbiamo voluto aiutare i negozi nel loro processo di digitalizzazione: il portale permette a pazienti di trovare velocemente gli ausili e i dispositivi di cui hanno bisogno acquistandoli anche online. Anche in questo caso, basta solo un click».
Come riuscite a offrire un servizio così completo e rapido?
«Grazie all’aiuto dei nostri negozi e all’ottimo lavoro dei nostri corrieri, il tutto ben orchestrato dalla nostra tecnologia. Un negozio di ortopedia sanitaria sul portale ha l’obiettivo di garantire un alto livello di informativa sanitaria: la presenza degli articoli disponibili in negozio vengono comunicati dall’ortopedia stessa o attraverso un pannello di gestione giacenze molto intuitivo e facile da usare, oppure tramite l’integrazione con i sistemi gestionali più utilizzati nel settore. In questa maniera riusciamo a offrire ai nostri negozi un servizio facile da usare, e allo stesso tempo un servizio affidabile per i nostri visitatori online».
Oltre al servizio di Orthogether.com, l’anno scorso avete lanciato i servizi di Orthogether.Agency. Ce ne può parlare?
«Orthogether.agency è il nostro ramo d’azienda che fornisce servizi di marketing digitale a tutti gli attori del settore ortopedico sanitario che vogliono differenziarsi sul mercato. Data la nostra profonda conoscenza del settore, infatti, oltre alla possibilità di utilizzare i servizi del portale Orthogether.com siamo in grado di supportare il negozio in tutto ciò che è promozione web e digitalizzazione. Possiamo realizzare siti web personali e personalizzati, gestendo dominio e hosting, ed integrando il magazzino con il gestionale utilizzato. E ancora: seguiamo i profili social o la gestione dell’account Google Ads realizzando campagne di digital marketing multicanale a tutto tondo».
Servizi apprezzati dal settore?
«Penso proprio di sì. Perché il numero di negozianti nostri clienti è in continuo aumento, mentre il tasso di abbandono annuo è basso, intorno al 18%».
Per loro quanto costa l’abbonamento a Orthogether.com?
«L’importo dell’abbonamento è compreso in un range tra i 600 euro e i 2.500 euro. Dipende dalle funzionalità».
Chi è oggi Andrea Scarinzi?
«Sono uno dei quattro soci di Orthogether e l’amministratore delegato del nostro team, composto da 5 persone. Supervisiono tutti i reparti dell’azienda, ma fondamentalmente sono più impegnato nelle tematiche di sviluppo commerciale e di gestione economico-finanziaria dell’azienda. La mia felicità di ogni giorno è quella di vedere un team strutturato che lavora in armonia per offrire ai nostri clienti servizi digitali che migliorino la loro visibilità e che riducano le loro complessità quotidiane. Quello che spero in futuro è di continuare su questa strada, dando un giorno servizi utili a tutto il nostro sistema sanitario nazionale e alle figure professionali che gravitano attorno. Semplificando i processi».
Finanziariamente come è stato l’inizio di questa storia imprenditoriale?
«Siamo partiti con le nostre forze. Eravamo tre ragazzi che hanno messo sul tavolo quel poco che avevano in tasca. Per i primi tre anni abbiamo camminato con le nostre gambe. La svolta è arrivata alla fine del 2021 con il nostro primo round: in quell’occasione abbiamo conosciuto un player ortopedico sanitario che ha messo di suo un capitale importante ed è diventato il quarto socio di Orthogether».
Come si reputa: un ragazzo fortunato?
«Certo: faccio un mestiere che mi piace, circondato da persone che mi aiutano ad esprimere il mio meglio. Posso dire che nella mia vita ho avuto la fortuna di avere al mio fianco persone di grande spessore: docenti, soci, collaboratori, fornitori, investitori. Ultimamente poi sto avendo il privilegio di confrontarmi periodicamente con Matteo Monfredini che, come mentor, mi condivide la sua enorme esperienza nel mondo digitale. Consiglio a tutti i giovani imprenditori di affiancarsi a persone che sono riuscite a costruire qualcosa di buono in un settore affine a quello del business che stanno portando avanti. Il vantaggio di avere un punto di vista diverso, confrontandoti con chi nella tua situazione c’è già passato, è impagabile. Infine voglio ringraziare pubblicamente Matteo Monfredini per l’impegno sincero e concreto nel condividere la sua esperienza e il suo valore aggiunto, non solo a me, ma a tantissime realtà favorendo lo sviluppo tecnologico dell’intero panorama cremonese».