Nordival-Swagelok di Rovato: un passaggio generazionale perfettamente riuscito

Di padre in figlie

La storia imprenditoriale di Osvaldo Bosetti: l’azienda oggi nelle mani della figlia Cristiana.

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Che cosa volesse fare nella vita l’aveva capito e deciso quando si era iscritto all’Itis  «Castelli» di Brescia: diventare padrone e artefice del proprio destino. E aveva individuato anche la strategia per riuscirci, contando sulla sua passione per l’innovazione e il desiderio di realizzare un sogno fatto da bambino: volare negli States.

«Ricordo che a 8 anni, in quarta elementare» racconta, «guardavo affascinato il mondo sulla cartina geografica appesa alla parete della scuola e mi soffermavo con lo sguardo sugli Stati Uniti d’America con l’Atlantico nel mezzo e mi chiedevo: “ma quando mai potrò andarci?”». Un desiderio che diventerà realtà molti anni dopo grazie alla sua voglia di fare l’imprenditore… ma rispettiamo le sequenze di una vita.

Occhi ironici, aspetto distinto, sguardo incisivo, Osvaldo Bosetti, 73 anni compiuti nel marzo scorso, due figlie e tre nipoti, presidente di Nordival-Swagelok di Rovato che commercia componenti fluidodinamici in Italia, Turchia e in altri Paesi europei, è nato a Chiari, tra la bassa bresciana e la franciacorta. Come tanti bambini del paese, a quei tempi abitava con i genitori in un agglomerato di case che circondava un ampio cortile con al centro un unico gabinetto e la pompa dell’acqua.

Sarà stata, forse, anche la voglia di riscatto sociale; il fatto è che Boselli è stato molto molto determinato nello studio imparando bene l’inglese in classe e perfezionandolo per passione dopo la scuola. «Al mattino mi alzavo presto per arrivare in treno a Brescia e poi all’Itis, e tornavo a Chiari tardi. In pratica studiavo sul treno». Conoscere l’inglese è risultato uno dei suoi principali punti di forza. «Se parli bene la stessa lingua del tuo interlocutore, hai un vantaggio competitivo immediato» suggerisce.

Dopo la scuola e il diploma di perito industriale, il militare. Svolto non da soldato semplice, ma da ufficiale perché «la paga era più alta» sottolinea. Si è, poi, congedato dall’Esercito con il grado di tenente. Poteva fare carriera; invece ha lasciato un «posto sicuro». La mamma piemontese di Cuneo considerò questa rinuncia un «colpo di testa», ma Bosetti era già pronto a dare inizio alla propria storia imprenditoriale. Il primo passo fu l’assunzione alla Siemens a Milano come tecnico commerciale. «Furono tre anni intensi che mi hanno permesso di capire l’organizzazione di una multinazionale dall’interno» spiega.

Il secondo passo: licenziarsi dalla Siemens, lasciare uno stipendio certo («un’altra follia» fu sempre il giudizio della mamma) per dirigere una piccola azienda di 7 persone che aveva deciso di lanciarsi nell’elettronica: per quei tempi, il massimo dell’innovazione. Per sapere come andò a finire, sentiamo Bosetti: «In 7 anni la crescita fu esponenziale. Chiesi di diventare socio, mi dissero di no. Me ne andai». Per essere assunto come direttore marketing per l’Italia di una multinazionale inglese.

E poiché Bosetti aveva sempre considerato l’istruzione come una leva per conquistare più spazi di crescita professionale, che cosa ha progettato? «Lavoravo a tempo pieno di giorno e frequentavo a Milano, di sera, Scienze politiche, l’unica facoltà che all’epoca consentiva i corsi serali; così mi sono laureato e poi, sempre di sera, ho proseguito con un Master in Bocconi». A 28-29 anni, quindi, si sentì pronto per fare quello che aveva sempre desiderato nella vita: l’imprenditore.

Infatti, con i suoi capitali (guadagnati non solo come dipendente, ma anche sfruttando altri business) rilevò un’azienda di Mazzo di Rho che era fallita: un’impresa che possedeva una serie di brevetti tecnologici in vari settori e lavorava su licenza americana. Ecco, quindi, che sul limitare dei 40 anni, Bosetti riuscì ad esaudire un altro suo sogno: volare negli Stati Uniti.

Gli fu possibile perché un ex collega inglese che lavorava anche lui nella stessa multinazionale britannica aveva aperto un proprio ufficio a Philadelfia, in Pennsylvania. Gli chiese, allora, di mettergli a disposizione una stanza per cominciare a sviluppare l’attività della sua società. Così cominciò a fare avanti indietro per l’America partecipando a Fiere e varie iniziative commerciali che gli permisero di avere molte relazioni.

E proprio una di queste conoscenze gli cambierà completamente la vita. In uno di questi eventi fieristici, infatti, trovò come vicini di stand quelli della Swagelok, industria di Cleveland (Ohio), leader mondiale nei componenti speciali per la fluodinamica. In queste rassegne c’era anche il tempo per vedersi con altri espositori, parlarsi ed entrare in confidenza. Così successe, anche se lì per lì tutto si concluse con strette di mani alla chiusura dell’esposizione, lo scambio di biglietti da visita e «goodbay».

Fatalità volle (ma sarà stato proprio destino o Bosetti era andato a cercarsela dopo 4mila voli aerei tra l’Italia e l’America,  la sua presenza a centinaia di Fiere e la conoscenza di tanti imprenditori di svariati settori) che l’anno dopo a Chicago, ritrovò come vicini di stand ancora le stesse persone della Swagelok. Gli raccontarono che lo avevano cercato da un anno, ma avevano perso il suo biglietto da visita. «Vorremmo che tu lavorassi per noi» gli dissero a bruciapelo.

Il seguito assomiglia tanto a una trama cinematografica … Insomma, si danno appuntamento all’aeroporto di Orio al Serio: lui è lì ad aspettarli, loro atterrano con un aereo privato. Riunione a bordo del velivolo: gli spiegano i loro progetti. Bosetti risponde che ha già altri impegni; gli americani capiscono che lui non ha capito che cosa vogliono da lui e lo invitano a raggiungerli nella sede della società a Cleveland. Era il 1994. L’imprenditore ricorda: «Già allora, Swagelok aveva dimensioni incredibili». Oggi conta su un fatturato di 2 miliardi di dollari, 7mila dipendenti e un catalogo di 290mila prodotti.

Ma ritorniamo a 29 anni fa. La mente di uomo d’affari di Bosetti coglie l’occasione al volo, ma se la partnership ci sarà, dovrà essere stipulata alle sue condizioni. C’è da sapere, infatti, che a quell’epoca Swagelok vendeva quasi interamente sul mercato interno; aveva, quindi, deciso di espandersi anche all’estero. Propongono così a Bosetti di operare sul mercato italiano come loro vice-president. Lui rifiuta: venderà i prodotti Swagelok solo come distributore esclusivo attraverso una sua società. Dipendente mai più, imprenditore sì. Gli americani, alla fine, accetteranno questa soluzione organizzativa che farà la loro fortuna e che hanno replicato in tutto il mondo: oggi sono 230 i centri autorizzati alla distribuzione dei prodotti Swagelok.

Tornato in Italia, Bosetti ha fondato la Nordival Srl, con sede a Rovato che nel 1994 ha ottenuto dal gruppo di Cleveland la distribuzione esclusiva per il nord Italia, nel 1996 per l’intero territorio italiano. L’imprenditore bresciano è, poi, partito alla conquista di altri mercati: nel 1999 ha ottenuto l’esclusiva anche per Malta, Cipro e la Turchia. Infine l’Austria, la Grecia, i Balcani, Ungheria e Romania.

Approfondiamo. Qual è stato il vantaggio per gli americani? Lo spiega bene Bosetti: «Loro si limitano a progettare e realizzare i prodotti fluidodinamici destinati a un mercato di nicchia nel quale sono richiesti elevatissimi standard tecnologici. I clienti di Swagelok sono solo i suoi 230 distributori esclusivi ai quali è affidata tutta la parte commerciale connessa al rischio d’impresa. Si tratta di imprenditori che non solo devono saper vendere il prodotto, ma anche dimostrare di essere in grado di sostenere finanziariamente l’attività perché Swagelok vuole essere saldata in tempi brevi, mentre i nostri clienti pagano a scadenze di 60, 90, 120 giorni».

Quali sono i settori ai quali è destinato il vostro prodotto? «Tanti: chimico, petrolchimico, oil & gas, semiconduttori, power supply, nanotecnologie, nucleare, Cng, alimentare, ingegneria navale e aeronautica, biofarmaceutico, automotive. Tutti prodotti che godono di una garanzia a vita».

Oltre alla vendita, qual è il vostro valore aggiunto? «I nostri ingegneri organizzano un servizio costante di training per i clienti trasferendo così le informazioni dal produttore al consumatore. Viceversa, raccolgono gli input del mercato e contribuiscono così a orientare gli investimenti in ricerca e sviluppo del produttore .

Dal 2016, la Nordival è ufficialmente nelle mani della primogenita di Bosetti, Cristiana, 48 anni, Managing Director dell’azienda. L’altra figlia, Paola, 44 anni, è Administration and Accounting Manager. Lui, Osvaldo, si è ufficialmente ritirato dai ruoli attivi della società nel 2014, a 64 anni, anche se è tuttora attento all’andamento aziendale. Il passaggio generazionale è perfettamente riuscito.

«Cristiana è stata scelta come capo azienda» racconta, «per tanti motivi: è la prima come età, ha acquisito una grande esperienza, parla molte lingue, conosce bene gli americani di Swagelok e tratta con loro da anni. Il subentro è stato graduale, senza fretta ed errori. In oltre 20 anni di lavoro ha imparato a gestire tutti i ruoli che servono a dirigere un’attività commerciale complessa come questa. Infine c’è stato l’affiancamento negli ultimi 5/6 anni. Quando ho capito che Cristiana era pronta a prendere in mano le redini della società, le ho lasciato campo libero».

E’ stata una scelta facile la sua? «In parte sì. Poi capisco che è difficile accettare di essere secondi, terzi o quarti. Ma, d’altra parte, nelle aziende comanda uno solo. Però è anche vero che nella società siamo tutti soci: mia moglie, le mie due figlie e il sottoscritto».

Perché, a differenza sua, in Italia ai vertici delle aziende rimangono ancora tanti imprenditori con più di 70 anni? «Io vengo da esperienze internazionali e ho lavorato per le multinazionali, molti di loro no».

Figura elegante, aria aristocratica, le si legge in faccia la forza di carattere. Cristiana Bosetti aveva un sogno nel cassetto: specializzarsi in criminologa dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza. Ma, finite le superiori, voleva guadagnare subito qualche soldino. Parliamo di 28 anni fa. E, comunque, l’idea di lavorare in Nordival non le dispiaceva.

Suo padre fu inflessibile: «Se verrai a lavorare con me, dovrai fare la gavetta. Da domani, per iniziare, vai in magazzino», le disse. Dopo il magazzino è stata la volta del customer service, del reparto vendite, della contabilità… «Proprio così. Quando mio padre giudicava che mi ero perfettamente impratichita di un settore, mi spostava in un altro. Così, alla fine, ho imparato a conoscere a fondo Nordival» dice.

Una scelta, quella di lavorare in azienda, che è stata anche densa di soddisfazioni. Critiana racconta, infatti, che nel 1999 quando fu aperta la sede in Turchia, una serie di vicissitudini rese necessaria la presenza diretta della proprietà sul posto. E così, mentre il padre andava avanti e indietro da Vienna alla conquista del mercato del sud-est europeo, lei cominciò a dividere la sua vita tra Rovato e Instanbul. Aveva 24 anni. Qui diresse da sola l’impresa occupandosi di tutta la struttura operativa. Fu il suo battesimo del fuoco. Imparò perfettamente il turco. L’esperienza fu così coinvolgente che ancora oggi confessa: «Se potessi e se la situazione politica fosse diversa, ritornerei a vivere volentieri a Instanbul».

Oggi, invece, è totalmente impegnata nello sviluppo di Nordival. L’azienda si è da poco trasferita in una  nuova prestigiosa sede, sempre a Rovato. La struttura, frutto di un investimento di 10 milioni, si estende su un’area di 7mila metri quadri, con un magazzino totalmente ampliato e rinnovato di 1.300 metri, e uffici che si diramano su una superficie di 1.400 metri quadri. Gli spazi sono raddoppiati rispetto alla precedente location per l’incremento dei suoi mercati.Sia di quello interno italiano che rappresenta oggi l’85% del mercato globale soprattutto nell’ambito dei semiconduttori, sia di quello estero: in modo particolare Turchia (10%) e area balcanica (Romania e Ungheria a far la parte del leone).

Negli ultimi anni, anche il fatturato ha fatto registrare un  record dietro l’altro: quello del 2022 è stato di 37 milioni di euro con una crescita del 15%, mentre il 2023 dovrebbe chiudersi con un fatturato stimato di 43 milioni (+24%). Il fatto è che fin da subito la Nordival si è affermata come realtà vincente. Già oltre 20 anni fa il suo bilancio era presente nella classifica delle migliori 500 aziende italiane, con oltre 20 miliardi di lire di fatturato, stilata da “il Sole 24 Ore”.

Anche questo nuovo edificio – dove oggi lavorano 50 dipendenti (ma l’azienda è alla ricerca di figure specializzate come ingegneri e informatici) è totalmente green, sostenibile e praticamente autonoma dal punto di vista energetico al 100%.

Osvaldo Bosetti in azienda ci va spesso: «Sono il primo ad entrare e l’ultimo a spegnere le luci e a uscire. Faccio pure il portinaio di Nordival» dice sorridendo. E’ carico di medaglie: nel 2012 è stato nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, nel 2014 è stato insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, mentre il Comune di Rovato gli ha conferito l’onorificenza del «Leone d’oro». Lo hanno definito l’«Eterno innovatore» alla continua ricerca di opportunità. «Altrimenti mi annoio» confessa.

Si occupa, infatti, di svariate cose: è socio in una banca specializzata in corporate e investment banking, segue un suo family office che investe in Borsa, ha rilevato dal fallimento una piccola azienda di 12 persone a Barcellona che si occupa di prodotti tecnici, ha aperto all’ultimo piano di palazzo Cordusio, in centro a Milano,  un nuovo ristorante, chiamato Horto che, dopo un solo anno, è stato premiato da Michelin con una stella rossa e una verde, e infine ha acquistato per 4 milioni Palazzo 900, un prestigioso complesso immobiliare nel centro di Brescia.

Ma perché rimane proprio Rovato? «Perché qui ho le mie radici: la famiglia, l’azienda, la Comunità. Anche se ormai mi reputo un “cittadino del mondo”».

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