Nel panorama sempre più competitivo degli affari, le PMI sono costantemente alla ricerca di nuove strade per rimanere competitive e prosperare. Una delle chiavi per il successo è la managerializzazione dell’azienda, un processo che oggi è assolutamente essenziale e che mira a massimizzare i profitti degli imprenditori attraverso la definizione di solidi piani strategici a lungo termine che si traducano poi in organizzazioni più fluide, che trovino una declinazione tattica attraverso azioni, implementazioni, revisioni ed aggiustamenti secondo un approccio AGILE, che eliminino gli sprechi, i tempi di attesa, le inefficienze nei vari reparti in modo tale da massimizzare la produttività aziendale, incrementare l’efficienza e liberare “spazio” – quello che in linguaggio tecnico e anglosassone viene definito “white space”- sia in termini di tempo (da investire in opportunità di crescita, espansione dei Mercati e/o innovazione) che in termini di risorse umane che possono poi essere formate in maniera strategica per aumentare il patrimonio aziendale, trattenere i talenti rafforzandone il potenziale e rendere l’Azienda più forte, più performante, più profittevole e più competitiva.
LE QUATTRO FASI
In questo articolo, esploreremo le quattro fasi fondamentali per managerializzare con successo un’azienda.
1) La Strategia
Le aziende moderne devono avere una visione chiara di dove vogliono andare e come intendano raggiungere i loro obiettivi. Questo implica la creazione di un piano strategico a lungo termine, che comprenda obiettivi chiari, tempistiche e risorse necessarie. Un piano di business strategico di almeno cinque anni è essenziale per delineare la direzione dell’azienda e prevedere eventuali ostacoli lungo il percorso.
Esso non va mai confuso con il Marketing Plan strategico che è solo una delle Sezioni di un SBP, per quanto fondamentale. In realtà, però, non può esistere alcun Piano di Marketing strategico senza che prima l’Azienda abbia definito in maniera profonda la propria Mission, i propri Valori, la propria Visione e la propria Proposta di Valore Unica rispetto al Target a cui ci si rivolge e rispetto alla Concorrenza.
2) L’ Organizzazione
Una volta definito il piano strategico è necessario poi che esso venga tradotto in flussi, processi e procedure ben definiti. E’ fondamentale, in questa fase, disegnare i flussi aziendali, suddividendo i reparti ed analizzando i processi e le procedure che ciascuno di essi adotta ed eliminando i colli di bottiglia, le duplicazioni ed i punti di interruzione del dialogo tra di essi. L’Azienda deve apparire fluida ed il processo risultare efficiente nella sua interezza. L’adozione di un approccio Kaizén (=Miglioramento Continuo) e di una filosofia Lean sono preziosi alleati per ottimizzare l’organizzazione, incoraggiando la semplificazione e l’efficienza ed eliminando l’ipercomplessità delle procedure, se esse non portano valore a coloro che tali procedure devono seguire. L’obiettivo è ridurre gli sprechi di risorse e massimizzare la produttività aziendale attraverso un approccio “less is more”.
3) L’Implementazione e l’ innovazione
Se la strategia è solida e la macchina organizzativa funziona bene, si passerà ad implementare da un punto di vista tattico le operazioni, attraverso la digitalizzazione e l’innovazione di macchinari, strumenti, piattaforme e ausili informatici che consentano all’azienda stessa e ai suoi dipendenti di agire in maniera tanto veloce quanto vuole il mercato, riducendo i tempi di attesa e gli sprechi ed aumentando produttività ed efficienza.
Questo si traduce in maggiore competitività ed in ottimizzazione delle risorse, oltre che rappresentare la “messa a terra” rispetto al Business Plan Strategico.
L’obiettivo è creare uno spazio di innovazione i cui profitti possano alimentare nuovi progetti, prodotti o canali, mantenendo l’azienda al passo con i cambiamenti del mercato e garantendone la competitività nel lungo termine.
4) La Formazione strategica
Una volta ottimizzate le operazioni e implementate le innovazioni, è fondamentale investire nella formazione del personale. Con processi efficienti, il personale ha più tempo a disposizione per sviluppare le proprie competenze e talenti. Ciò non solo aumenta la motivazione e l’impegno dei dipendenti, ma porta anche a una forza lavoro più qualificata e performante.
La managerializzazione dunque come step fondamentale per le PMI che desiderano rimanere competitive sul mercato, da perseguire seguendo le quattro fasi descritte – strategia, organizzazione, implementazione ed innovazione, e formazione strategica.
Ma quali sono invece i pericoli insiti nel continuare a mantenere le Aziende così come sono, nascondendosi dietro la fatidica frase : “ma tutto sommato siamo sempre andati bene così, perché cambiare?”.
Ebbene, il ritardo nel managerializzare le proprie aziende porta ogni giorno a conseguenze disastrose :
-Scarsa competitività
-Problemi finanziari
-Basso livello di efficienza operativa
-Difficoltà nella pianificazione a lungo termine
-Problemi di gestione del personale
-Basso livello di innovazione
-Difficoltà nell’accesso ai mercati internazionali
Quanto soprà può addirittura portare al fallimento dell’azienda se non affrontato in modo tempestivo e appropriato.
Una Fonte autorevole come la CNA ha segnalato che oltre il 30% delle nuove imprese in Italia chiude entro i primi tre anni di attività a causa di una gestione impropria, principalmente dovuta alla mancanza di una solida pianificazione strategica, oltre che alla scarsa gestione delle risorse umane e finanziarie.
Ed è proprio per questo che non si può più aspettare : le PMI devono investire nella managerializzazione, adottando pratiche moderne, migliorando la gestione delle risorse umane, sviluppando strategie di marketing e vendite efficaci, e implementando sistemi di monitoraggio e controllo per valutare le prestazioni e correggere i problemi in modo tempestivo.