Tecma: un piano strategico per se stessi e per la propria azienda

Per sapere dove si vuole andare e come raggiungere i propri obiettivi, non basta accontentarsi di buttare giù qualche idea in poche pagine, solo per convincere banche e investitori.

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In un angolo di Soresina si trova incastonato uno spicchio di mondo anglosassone dove tutto è predisposto perché chi vi acceda, imprenditore o libero professionista, ne esca trasformato perfino nel modo di pensare. Chi lo ha ideato è la Tecma Sas, società di consulenza aziendale guidata dall’italo-americana Christina Martinetto, che ha sede in via Matteotti 10/b. Il merito della titolare e amministratrice dell’azienda è stato quello di proporre un metodo per superare ciò che oltremanica, e oltreoceano, è avvertito come un pesante limite da parte nostra.

«Ci tengo a chiarire un aspetto» precisa la dottoressa Martinetto: «Non è che la mentalità italiana non sia apprezzata, tutt’altro: il nostro approccio, all’estero, è molto valorizzato, perché contraddistinto da una mentalità creativa, flessibile e particolarmente adatta a risolvere i problemi man mano che si presentano. Le dirò di più: normalmente, all’estero, la presenza di una persona italiana all’interno di un team è addirittura molto apprezzata. E, tuttavia, questa sua mentalità manca di una componente fondamentale, la cui assenza fa sì che l’imprenditore o il professionista italiano vengano molto spesso esclusi dai ruoli con poteri altamente decisionalii: mi riferisco alla capacità strategica». L’esperienza professionale della titolare della Tecma, una Laurea alla Cattolica di Milano ed una Specializzazione in Marketing e Comunicazione Strategica alla San Diego University e alla Boston University e molti anni a capo di una Divisione di una grande multinazionale americana per Europa MedioOriente e Africa, le ha consentito di accorgersi di quanto l’aspetto della pianificazione venga sottovalutato a livello italiano. «Spesse volte, anche in una Pmi, accade che il titolare abbia idee che possono essere fantastiche, ma sia sprovvisto di un cosiddetto “Piano B”. Questa mancanza fa sì che si guardi al futuro con molti dubbi e timori, senza rendersi conto che questo sentimento di incertezza è causato anche dal non aver predisposto un’adeguata via d’uscita. E, invece, se il Piano A e il Piano B fossero ben scritti e dettagliati, non ci sarebbe nulla da temere: concorrenza, guerre ecc.».

Certo, per realizzare un buon piano strategico non basta accontentarsi di buttare giù qualche idea in poche pagine, solo per convincere banche e investitori, avverte Martinetto: «Occorre essere il più precisi possibile, per se stessi, per la propria azienda; per sapere dove si vuole andare e come raggiungere i propri obiettivi, tenendo conto delle possibili variabili. Per far questo, però, occorre sviluppare una mentalità strategica ed è precisamente quello che offriamo qui alla Tecma».

Eppure società di consulenza che propongono soluzioni mirate ne esistono diverse. Qual è, dunque, il valore aggiunto che vi consente di fare la differenza?

«È vero. Esistono società di consulenza, così come esistono corsi di formazione manageriale o agenzie di traduzione e via dicendo; tutte realtà che mirano ad arricchire il bagaglio di un imprenditore, perché possa muoversi con successo sul mercato. La nostra innovazione, però, consiste nel mettere a disposizione tutti questi strumenti in un unico pacchetto. Ecco perché definiamo la nostra sede come un English Corner: perché si tratta di un angolo di mondo dove si viene letteralmente catapultati nell’atmosfera anglosassone e dove si è messi nelle condizioni di assorbirne la specifica mentalità».

Come riuscite a vincere le resistenze alle novità tipiche delle Pmi e a far loro capire quanto sia vantaggioso adottare un nuovo approccio organizzativo? «Di solito partiamo da una criticità che loro stesse hanno riscontrato. Per esempio, un problema legato a un risultato negativo nel bilancio aziendale e, quindi, la necessità di migliorare quel singolo aspetto. Da lì, passiamo ad analizzare eventuali altre criticità nel loro complesso. Dedichiamo almeno una giornata intera a un brain storming insieme al titolare e ai principali responsabili, per poter comprendere tutti i processi e l’organizzazione di quella determinata azienda. L’obiettivo è arrivare a mettere in luce l’importanza di adottare processi produttivi che consentano un funzionamento migliore e una migliore gestione del tempo, grazie all’eliminazione degli sprechi. Se tutti, anche il singolo dipendente, si accorgono del miglioramento, allora si lavora meglio e, di conseguenza, anche il titolare è soddisfatto, potendo riscontrare un incremento di produttività».

Tra i vari strumenti che mettete a disposizione dei vostri clienti per adottare una mentalità anglosassone non manca la lingua inglese, per chi fosse interessato. In questo caso qual è l’approccio innovativo che vi distingue dalla concorrenza? «La nostra peculiarità principale è che non insegniamo a parlare in inglese; il nostro non è un corso di lingua. L’obiettivo è far sì che il nostro cliente impari a pensare in inglese, perché è questo che fa la differenza a livello internazionale, se si vuole essere davvero compresi e vedere accettati i propri progetti dagli investitori stranieri. È un metodo del tutto innovativo, adatto anche a chi non parla una parola di inglese, per il quale o sei davvero determinato oppure devi lasciare, perché la full immersion è totale; provare per credere».

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