Luciano Pizzetti, 64 anni, è un personaggio che ha contato (e continua a contare) molto a Cremona. E’ stato tutto: consigliere comunale, provinciale, regionale; segretario Pds a Cremona e segretario regionale lombardo Ds; deputato, senatore e sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio nei governi Renzi e Gentiloni. Ha saputo guidare, suggerire e correggere le più importanti scelte amministrative del territorio di cui conosce segreti, pregi e difetti. Ed è ancora quello che “detta la linea”.
Nel 2017, lei ha detto: «Una certa cremonesità punta ottusamente a forme arcaiche di autosufficienza e se ne compiace, invece di aprirsi al nuovo».
«Non ho cambiato idea, ma Cremona in questi anni è cresciuta. L’offerta universitaria ha avuto una crescita notevole grazie ad Arvedi che ha investito molto nel campus Unicatt di Santa Monica; ora aspettiamo il nuovo campus al servizio della Cattolica e del Politecnico. Il problema sono invece le infrastrutture».
Appunto.
«Partiamo dal raddoppio ferroviario della linea Mantova-Cremona-Milano: la decisione è stata presa, i finanziamenti anche. Prioritarie ora sono l’autostrada Cremona-Mantova e il raddoppio della Paullese da Crema a Milano e da Cremona a Crema. L’identità provinciale la si trova grazie alle linee di comunicazione».
Il Porto di Cremona?
«Ha perso la sua funzione di trasporto merci non essendo mai stato completato il canale navigabile fino a Milano. Andando poi incontro a stagioni di poche piogge, ci sarà da temere la scarsa navigabilità del Po. La situazione è questa: la siderurgia è Trieste, le altre merci finiscono al porto di Mantova Valdaro che è anche connesso al caselli autostradali di Mantova. Quindi, una volta realizzato il raddoppio ferroviario Cremona-Mantova, diverse saranno le modalità da sfruttare per il trasporto merci».
Per quanto riguarda i nostri fiumi?
«Po, Adda, Serio e Oglio sono il nostro turismo da intendere come azienda turistica. E’ in questo settore che dobbiamo investire».
Verso quale futuro deve indirizzarsi Cremona?
«Deve andare oltre i riferimenti classici del passato: vacche e violini, e puntare su un’agricoltura alimentare più strategica per il futuro e sull’agritech».
Puntare anche sui vantaggi della fiscalità?
«No, perché i nostri enti territoriali non sono ricchi come quelli bergamaschi. Si possono realizzare zone di franchigia fiscale, ma questo è un tema più regionale e nazionale. E, poi, un imprenditore non viene a Cremona per risparmiare qualche migliaia di euro di Imu».
E perché dovrebbe venirci?
«Perché qui è alta la qualità della vita e dei servizi, la fibra ottica è già una realtà e, comunque, è una realtà in evoluzione positiva. Siamo connessi con il mondo».
La fortuna di Cremona è avere Arvedi.
«E il vantaggio dei cremaschi è l’essere a pochi passi da Milano e a pochi chilometri da Bergamo. Non capisco la voglia di parcellizzare ancora di più il territorio. Il lavoro da fare, casomai, è quello di implementare i servizi di qualità in tutti i territori della provincia. Lo dico sempre qui a Cremona: il Cremasco è da prendere a esempio per l’unione dei suoi comuni riuniti in Consorzio. Dobbiamo allearci per crescere: non mi interessa chi fa da locomotiva, l’importante che il convoglio vada e corra veloce. Lamentarsi non serve: chi ha la forza, si guadagni la leadership; se uno corre, gli altri sono obbligati a stargli dietro».