«Quando sarà raddoppiato il ponte dell’Adda a Spino, il Cremasco cambierà da così a così». Federico Bondini, titolare di M.I.I. (Mediazioni Immobili Industriali), broker specializzato nel settore logistico, è uno che sa che cosa significhi essere o diventare un territorio attrattivo. Il suo lavoro, infatti, gli consente di avere il polso della situazione riguardo a quelli che sono i simboli chiave dello sviluppo economico: la costruzione, l’affitto e la ristrutturazione di capannoni artigianali e di edifici industriali.
Collaborando con Logiman, player nel settore degli immobili realizzati per la logistica di marchi internazionali (come Amazon, Adidas, Carrefour, l’Oreal,Tnt eccetera), nel suo piccolo ha già contribuito a creare qualche centinaio di posti di lavoro. Non ultimo l’aver favorito il trasferimento della Vdm, azienda bergamasca, da Isso a Ripalta Cremasca dove si è installata nell’immobile dell’ex Ametek, a sua volta emigrata sul Milanese, a Peschiera Borromeo. La Vdm, quindi, è andata a occupare un edificio che avrebbe rischiato di trasformarsi in un sito fantasma.
Come viene visto il Cremasco in Lombardia? E’ appetibile dalle imprese oppure no?
«Purtroppo, è ancora penalizzato dal mancato adeguamento della Paullese e dall’ancòra incerto raddoppio del ponte di Spino d’Adda. Questa situazione rende invisibile il Cremasco da parte degli imprenditori che a Milano, Bergamo, Brescia e Piacenza stanno decidendo di spostare la loro azienda. Il fatto è che il minimo comune denominatore dei territori attrattivi è quello di essere contigui o vicini ai caselli autostradali; una prerogativa che il Cremasco non può vantare dopo aver perso l’occasione di avere caselli a Castel Gabbiano e Rivolta d’Adda sulla Brebemi se quest’autostrada avesse attraversato il Cremasco».
Ma la partita è ancora aperta.
«Infatti, a pochi chiLometri di distanza dal ponte di Spino d’Adda è possibile entrare nella Brebemi da Paullo o in A1 passando da Dovera in direzione Lodi. Il problema vero – lo ripeto – è che la tangenziale ad alta velocità per Milano è ancora a una sola carreggiata per molti chilometri e così pure il ponte di Spino: queste strozzature obbligano il traffico in entrata e uscita da Milano, in alcuni orari, a subire rallentamenti e code chilometriche. Il risultato: ancora oggi si impiega anche un’ora e mezza per percorrere i 40 km circa che dividono San Donato Milanese da Crema».
Se si dovessero eliminare queste criticità?
«Il Cremasco in 7 anni cambierebbe volto anche perché intorno a Milano cominciano a diventare introvabili gli spazi per costruire nuovi immobili industriali».
Crema potrebbe diventare come San Giuliano Milanese, un capannone dietro l’altro?
«Attenzione che è in funzione una severa legge regionale di consumo del suolo. Inoltre nel Cremasco ci sono molti capannoni vuoti da ristrutturare».
Cremona è appetibile come il Cremasco?
«Purtroppo no. E’ troppo lontana dal capoluogo lombardo. La situazione cambierebbe se la Paullese venisse raddoppiata da Milano a Cremona».