Il suo marchio è «La Petite Robe»

Chiara Boni, abiti raffinati che evidenziano le forme femminili

Come vede il futuro della moda

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L’abito lungo Maita è un abito raffinato creato per evidenziare le forme femminili.
Chiara Boni è una stilista italiana, capace di lasciare il segno a ogni sua collezione. La sua carriera inizia nel 1971 quando apre la sua prima boutique a Firenze, in cui propone capi da lei disegnati e realizzati. Il brand si è fatto notare subito ed è stato acquisito da GFT (Financial Textile Group, gruppo finanziario che controlla grandi marchi della moda), mentre Chiara ha continuato ad approfondire il suo rapporto con la moda e con le caratteristiche dei tessuti, soprattutto stretch. La sua conoscenza di quest’ultimo materiale è talmente vasta da valerle la consulenza presso aziende svizzere che vogliono inserirlo nel loro portafoglio tessuti.

La stilista ha poi deciso di riacquisire il suo marchio e di continuare da sola la sua carriera nella moda, con la creazione di linee sue, che vengono presentate regolarmente anche durante le sfilate di New York, due volte l’anno. Chiara Boni considera da sempre la moda un’arte e come tale va trattata: non ci possono essere costrizioni, ma solo tanta libertà.


I capi di Chiara Boni, per la più recente stagione, si concentrano su un look essenziale, minimal, ma molto chic. Abiti che sottolineano la silhouette senza rinunciare alla comodità, il jersey stretch che continua a essere il materiale più amato e usato dalla stilista, completi pigiama di taglio maschile, jumpsuit cariche di sex appeal, il jersey shine effetto specchiato che rende ogni capo esclusivo e originale. Intervistata da Repubblica, ha spiegato perché ha creato le sue «petite robe, piccoli abiti semplici, eleganti e ideali per il viaggio: li puoi ripiegare in unabustina,lavare in un lavandino o in lavatrice senza doverli stirare. Li ho pensati come primo prezzo per boutique eleganti che vendevano marchi del lusso.

Vestiti fascianti, femminili ma molto portabili, comodi per il corpo libero di muoversi nello spazio e per regalare una grande libertà di movimento».
E su come immagina il futuro della moda, ha risposto:
«Rubo le parole a mia nipote Bianca, di sette anni. Secondo lei sarà ‘una seconda pelle’ e ha ragione. Mi immagino, in un clima sempre più difficile, che avremmo bisogno di una moda protettiva su cui sbizzarrirsi con accessori: collane, scarpe, guanti. Un po’ come accade nelle tribù africane dove il corpo scoperto si caratterizza per anelli al collo, tatuaggi o orecchini molto grandi».

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