La SMEA di Cremona – l’Alta Scuola di Management ed Economia Agro-alimentare – vanta un primato non da poco: è stata lei a inaugurare il primo master italiano nell’ambito agro-alimentare e questo già negli anni Ottanta del secolo scorso. Cadeva, infatti, il 1984, di cui il l’anno prossimo ricorre il quarantennale, quando l’Università Cattolica del Sacro Cuore decise di puntare su questa soluzione, come prima iniziativa per la città di Cremona; nel corso dei decenni, ne sarebbero poi seguite molte altre.
L’idea di partenza era quella di un percorso di specializzazione post-laurea, il cui bacino di riferimento fossero laureati in materie scientifiche, intenzionati ad arricchire il proprio curriculum con una formazione nella gestione aziendale. Nello specifico, si trattava di un corso annuale a tempo pieno, con obbligo di frequenza e stage finale in azienda. «All’epoca, gli iscritti erano circa 25 l’anno; adesso un po’ meno, 15 circa, ma c’è un motivo», spiega l’attuale direttore della SMEA, il professor Daniele Rama.
«Il fatto è che il master si è specializzato sempre di più e, di conseguenza, è normale che coinvolga un numero limitato di studenti. In particolare, le regole universitarie che sono state introdotte durante gli anni hanno portato a un adattamento: oggi, infatti, è diventato un master di secondo livello, post-laurea mgistrale, in Agri-food business. È rivolto a quanti, dopo cinque anni di università, decidono di conseguire una competenza in materia di funzionamento dei mercati agricoli e delle aziende del settore».
Al giorno d’oggi, la SMEA è anche un interlocutore importante di Regione Lombardia, per cui cura periodicamente il rapporto sul sistema agro-alimentare, e vanta relazioni con altre istituzioni territoriali come Unioncamere Lombardia. Per quanto riguarda l’offerta formativa, al primo master descritto poco sopra si sono aggiunti altri progetti. «Da una dozzina d’anni, è stata avviata anche una laurea magistrale in inglese – Master of Science in Agricultural and Food Economics – la prima e unica, in Italia, nel settore dell’Agri-business», prosegue Rama, «considerato che, non di rado, l’orizzonte occupazionale dei nostri studenti è all’estero, così come dall’estero proviene il 20-25% dei nostri iscritti, soprattutto da Paesi in via di sviluppo; ma non solo. Il numero degli iscritti a questo corso di laurea è di circa 45 l’anno, con una crescita graduale nel tempo. Per questo corso di laurea abbiamo anche stretto convenzioni con altre università estere, grazie ai quali un terzo degli studenti del secondo anno possono frequentare le lezioni in uno di questi atenei o per un semestre oppure per l’intero anno».
Non è tutto. Da un paio d’anni, ha preso il via anche un master executive per chi già lavora, che è stato richiesto direttamente dalle associazioni di categoria degli agrofornitori e dalle stesse imprese interessate. «Il comparto agricolo continua a evolversi», commenta Rama: «oggi le aziende sono sempre più imprenditoriali e di conseguenza cambia anche il modo di interfacciarsi con loro da parte dei fornitori.
Ecco, dunque, la necessità di una formazione specifica anche per questi ultimi. In questo caso, le lezioni tengono conto delle giornate lavorative, pertanto si svolgono il venerdì e il sabato mattina». Lo sguardo, tuttavia, è sempre rivolto al futuro: la SMEA, infatti, sta lavorando anche a un ulteriore progetto di alta formazione, dedicato agli export manager di Pmi alimentari, che incontrano spesso
il problema di competere con concorrenti internazionali, essendo prive delle risorse fondamentali per riuscirvi.
Anche questo progetto nasce da una domanda delle imprese e dovrebbe essere portato a termine già l’anno prossimo.