Cantina “I Barisèi”. Intervista a Gian Mario Bariselli

Una tradizione lunga 125 anni: tutti i tipi di vino, i loro costi

Agriturismo Solive: location per eventi e ottimi piatti della tradizione bresciana

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Passato e presente, tradizione e innovazione, lavoro e fatica, amore
per la propria terra e i frutti che produce, spirito d’iniziativa e fiducia famiglia Bariselli che da quattro generazioni produce vino in Franciacorta.

Quella franciacortina è una terra ricca, fertile e generosa, particolarmente adatta alla coltivazione della vite. Lo sa bene Gian Mario
Bariselli, titolare della cantina “I Barisèi” (Bariselli in dialetto bresciano)
che, giunto al traguardo della sua 34esima vendemmia, su Wip racconta la storia di una famiglia e di un’impresa di successo avviata oltre un secolo fa.

«Siamo vignaioli dal lontano 1898: tutto è iniziato con Paolo, il mio
bisnonno, affittuario di una cascina a Torbiato, frazione di Adro. Nello
stesso anno è nato mio nonno Giuseppe di cui conservo ancora il ricordo. Abbiamo sempre vissuto in questo territorio e la mia è la quarta generazione. Nasciamo come agricoltori, ma abbiamo sempre avuto circa tre ettari coltivati a vite per la produzione di vino rosso destinato al consumo domestico, divenuti dieci ettari nel primo dopoguerra. A metà anni ’70 è cominciata la produzione di Chardonnay da vendere alle migliori aziende della zona. Da allora, per continuare a soddisfare la richiesta e rispondere al consumo agrituristico, gli investimenti sui vigneti sono andati sempre aumentando. La svolta è arrivata negli anni ’90 quando, grazie alla visione e alla lungimiranza di alcuni imprenditori locali, la Franciacorta e le sue bollicine raggiungono una fama che oggi ha superato i confini nazionali».

Sempre fedeli a sé stessi e animati dalla volontà di sperimentare e innovare, i Bariselli vinificano le prime 5.000 bottiglie nel 1993 per poi proporle con riscontro positivo sul mercato locale nel 1997. Nel 2002, consapevole di aver maturato la giusta esperienza, Gian Mario decide che è giunto il momento di provare il grande salto
e fonda la cantina di Erbusco.

Le prime bottiglie varcano il mercato locale nel 2006. Successivamente, nel 2011, alla collezione Solive Franciacorta DOCG – oggi riservata ai clienti dell’omonimo agriturismo, nato nel 1997 e gestito con professionalità dalle donne della famiglia – iniziano ad affiancarsi
le prime bottiglie della Riserva, uscita dalla cantina dopo dieci anni di affinamento e presentata nel 2021, destinata a fregiarsi del nuovo marchio d’eccellenza, «I Barisèi», nel quale confluiscono ben 125 anni di storia, sapere, fatica, energia, armonia, curiosità e ambizione.

Quanti ettari coltivati a vite possedete? «Oggi coltiviamo 43 ettari di vigneto, tutti di nostra proprietà. La nostra è una terra morenica, modellata dalla forza dirompente dell’antico ghiacciaio del Fiume Oglio e dai detriti che esso ha trasportato negli ultimi 700 mila anni. Si è creato così un sottosuolo da cui la pianta estrae la perfetta quantità di minerale e acidità, componenti fondamentali per poter avere una bollicina di qualità».

Quante bottiglie di Franciacorta producete all’anno? «Siamo passati dalle 30mila bottiglie degli anni 2000 alle 120 mila degli ultimi due anni. Vogliamo continuare a crescere mantenendo invariata la qualità del prodotto che è già molto elevata. Nei prossimi quattro anni vorremmo mettere da parte dalle 180 alle 200 mila bottiglie».

Quali e quante solo le tipologie del vostro vino?

«Dalla nostra cantina escono otto tipologie di Cuvée: il Sempiterre
(Cuvée Brut), che significa sempre con la terra ed è il nostro prodotto
d’ingresso, il Satèn (Cuvée Millesimata Brut), il Rosé (Cuvée Millesimata
Brut), il Natura (Cuvée Millesimata dosaggio zero), il Mariadri
(Cuvée Millesimata extra brut) che fa circa settanta mesi sui lieviti;
presenteremo al prossimo Vinitaly il Blanc de Noir (100% Pinot Nero
vinificato in bianco), poi abbiamo le due Riserve che ho dedicato a
mio padre e a mio zio: la Francesco Battista 65% Chardonnay e 35%
Pinot Nero e la Francesco Battista Riserva crio-rosé, ovvero prodotta
con il processo di crio-macerazione che è 100% Pinot Nero. Proprio
quest’ultima ha ottenuto un premio per noi molto significativo che
ci inorgoglisce: i Tre Bicchieri della guida del Gambero Rosso».

Qual è il vostro vino più venduto e quale quello più pregiato?

«Il nostro vino più venduto è anche quello più pregiato, ovvero il
Sempiterre».

Quanto costano i vostri vini?«Partiamo con 25 euro per il Sempiterre, passiamo a 30 euro per il Satèn, 33 euro il Rosé, 32 euro il Natura dosaggio zero. Poi ci sono le Riserve che costano rispettivamente 85 euro quella in bianco e 100 euro la crio-rosé».

Come nasce una bottiglia di vino de “I Barisèi”?

«In primavera, quando abbiamo il germoglio lungo circa 20 centimetri,provvediamo alla spollonatura, ovvero alla pulizia della testa della pianta. In questo modo eliminiamo circa un 20% di prodotto: così mettiamo la pianta in equilibrio dandole la possibilità di concentrare le forze per ospitare un massimo di 8/10 grappoli, contro i 15/18 che produrrebbe normalmente. Questo, unito a una pressatura soffice in cantina e una resa massima del 50%, consente di dare forza e struttura al vino, con quei profumi, aromi, mineralità e acidità che lo contraddistinguono».

La vostra azienda ha deciso di intraprendere la strada del biologico.
«Noi siamo certificati bio in campo, non ancora in bottiglia. Fare bioin campo può essere più o meno difficile a seconda delle annate. Quella 2022 è stata un’annata caldissima e poco piovosa, dunque è stato più facile perché i vigneti hanno richiesto meno trattamenti. Quest’anno, invece, è piovuto molto ed è stato più difficile tenere sotto controllo le infezioni e le malattie che possono intaccare le piante. Abbiamo dovuto fare molti trattamenti, ma abbiamo raccolto grappoli d’uva di grande qualità».

Che cosa si intende con il termine “trattamenti”?
«Si intende l’utilizzo
di prodotti esclusivamente di contatto, quindi rame e zolfo che, quando cadono 10/12 centimetri di pioggia, vengono lavati via dalle piante e devono essere reintegrati per proteggerle».

Quali sono le caratteristiche principali dei vostri vini dal punto
di vista organolettico?
 Il nostro tratto distintivo consiste nel presentare un vino pulito al naso e soprattutto in bocca. I nostri vigneti vengono concimati esclusivamente con il letame, nel massimo rispetto dell’ambiente. I nostri vini rimangono molto tempo sui lieviti: infatti, a differenza di quello che ci propone il disciplinare Franciacorta, ovvero 18, 24, 30 o 60 mesi, noi partiamo da un minimo di 24 mesi, 30, 40, 45, 70 fino ad un massimo di 90 mesi, allungando notevolmente il periodo di affinamento sui lieviti».

Dal punto di vista del marketing, della comunicazione e degli
aspetti commerciali come operate?
«Curiamo ogni aspetto a 360°. Dal punto di vista commerciale stiamo creando una nostra rete di vendita affidandoci a un tecnico specializzato. Mia figlia si occupa dell’accoglienza dei clienti e della comunicazione per la quale ci affidiamo anche a un’agenzia. Infine, abbiamo l’enologo fisso in cantina, aspetto che ritengo particolarmente rilevante».

Chi sono i vostri principali clienti?«Il nostro mercato è esclusivamente quello Horeca: ristoranti, bar, enoteche, hotel. Non facciamo grande distribuzione».

Lavorate maggiormente con clienti italiani oppure esteri?
«Attualmente i nostri vini sono distribuiti al 90% sul mercato italiano
e il restante 10% all’estero, nord e centro Europa».

Tra quelli che produce la vostra azienda, qual è il suo vino del
cuore e quale quello che in futuro le piacerebbe produrre?

«Il mio vino preferito è il Sempiterre. Mentre per il futuro vorrei provare a produrre una Cuvée proveniente da un nostro vigneto particolare.
Si tratterebbe di un vino 100% Chardonnay, ma con caratteristiche
uniche nel suo genere».

Qual è l’aspetto del suo lavoro che ama di più?
«Direi tutto perché provo davvero una grande soddisfazione nell’avere
in mano una barbatella, coltivarla, vederla crescere e trasformarsi
in un grappolo d’uva da cogliere e trasformare in vino. Anche l’attesa dell’affinamento in cantina, che per la Riserva può durare fino a dieci anni, suscita in me una grande emozione. La passione per questo
lavoro non ha limiti e mi dà ogni giorno l’entusiasmo, il coraggio e la forza di fare sempre di più e sempre meglio».

Come vede il futuro della Franciacorta e dei suoi vini?
«C’è ancora un buon margine di crescita dal punto di vista dei volumi di produzione, ma anche in termini di qualità di un prodotto che oggi ha davvero poco o nulla da invidiare al più antico e famoso Champagne
francese».

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