Domenico Pedroni, presidente della Fondazione “Nymphe- Castello di Padernello”

Il Castello di Padernello e il suo borgo: scuole bottega, artigiani e anche l’aula per l’alta formazione

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Padernello è un piccolo borgo medievale della Bassa bresciana. A guardia dell’abitato sta il suo castello, che, da tempo abbandonato, a causa dell’incedere del tempo e dell’incuria dell’uomo, rischiava di scomparire per sempre.
Tuttavia, l’anima del fantasma della Dama Bianca, che appare ogni dieci anni in cerca di chi possa accogliere il suo segreto, da sempre veglia su questi luoghi.
Oggi, grazie all’amore, alla fatica e alla buona volontà di donne e uomini, e al prezioso contributo di tanti donatori istituzionali e non, l’antico manufatto e il piccolo borgo sono riemersi dall’oblio del tempo e ci raccontano la storia di un sogno divenuto realtà grazie alla forza delle idee e a un progetto sostenibile di economia circolare.

Presidente, ci racconti la storia del castello.
«Il Castello di Padernello, già Castello Martinengo –Salvadego è situato nella frazione di Padernello, piccolo borgo feudale di 89 abitanti, del Comune di Borgo San Giacomo (Gabiano è il suo nome antico), nella provincia di Brescia.
Il maniero, con una superficie di 4000 m², è circondato interamente dal fossato con ponte levatoio funzionante, domina il piccolo borgo che fu della nobile casata dei Martinengo, ramo dei Conti di Padernello o della Fabbrica fino al 1834. Dal 1861 divenne di proprietà della famiglia Salvadego Molin Ugoni.
La prima presenza fortificata risale al 1391 con una casa-torre, nel Quattrocento si completa la costruzione del castello vero e proprio ad un piano unico con merlature. A fine Cinquecento viene sopralzato, finché nel Settecento la struttura è convertita in elegante villa signorile secondo la moda dell’epoca. Nel 1912 l’edificio viene definito dal Ministero della Pubblica Istruzione bene di alto pregio architettonico e di
interesse nazionale.

Nel 1965, con la morte del Conte Filippo Molin Ugoni Salvadego, il castello viene definitivamente abbandonato, subendo un lento degrado ed esposto al saccheggio e all’incuria umana.
Negli anni Ottanta l’associazione Amici del Castello, unica realtà allora impegnata nella difesa dell’edificio, restaura l’antica posteria l’Aquila Rossa, simbolo imperiale dei Martinengo, con l’intento di salvare il
maniero e valorizzare il borgo di Padernello.
Nel 2002 avviene un grande crollo: cade gran parte della cinta muraria alla destra del rivellino, del tetto sul salone da ballo, della soletta della cucina storica. Il 31 maggio 2005 il castello viene acquistato dal Comune
di Borgo San Giacomo per il 51% e per il 49% dalla Società Castelli & Casali Srl in quote indivise. Entrambe le proprietà concedono in comodato d’uso gratuito ventennale l’immobile alla Fondazione di Partecipazione denominata Castello di Padernello, costituitasi il 15
dicembre 2005».

Ci parli ora della Fondazione da lei presieduta.
«La Fondazione Nymphe – Castello di Padernello dal gennaio 2006 opera su tale bene culturale, sviluppando un progetto che viaggia su un doppio binario parallelo: da una parte recuperando un patrimonio architettonico con un restauro assolutamente conservativo e filologico,
dall’altro riutilizzando il castello come sistema culturale locale, attivando arte, cultura, enogastronomia ed economia territoriale. La Fondazione non ha scopo di lucro e ha come oggetto sociale la riqualifica non solo del maniero, ma anche del proprio territorio. Territorio sul quale, dal 2010 e grazie a un vincolo paesaggistico, non è più possibile costruire nel raggio di 3 km. La Fondazione è gestita da un Consiglio Direttivo formato
da undici soci fondatori tra i quali cinque banche di credito cooperativo, la società Cogeme SpA, rappresentativa di 70 comuni e, per la rimanente parte, da privati. L’Ente persegue la propria mission attraverso lo sviluppo e l’implementazione di piani strategici quinquennali, che gli permettono una visione lungimirante e ad ampio raggio.

Il Castello è aperto al pubblico per circa 220 giornate l’anno, offrendo un’ampia possibilità di iniziative e manifestazioni, che hanno richiamato, nel corso degli anni, decine di migliaia di visitatori».

Oggi il Castello e il borgo rurale di Padernello sono diventati un’attrazione culturale e turistica che richiama visitatori da tutta Italia e anche dall’estero. Tuttavia, la strada per arrivare al loro pieno recupero e valorizzazione è stata lunga e irta di ostacoli. Quali sono stati i principali interventi di recupero a livello strutturale?
«A giugno 2006 si sottoscrive un mutuo in pool con le cinque Bcc soci fondatori per complessivi € 375.000,00 per la copertura delle opere di ricostruzione.
Negli anni a seguire, in estrema sintesi, grazie alle proprie attività culturali e ad alcuni importanti contributi e finanziamenti, la Fondazione ha potuto recuperare nel corso degli anni una buona parte del maniero, seguendo questa sequenza: 2006, restauro cucina cinquecentesca, salone da ballo e tetto; 2007, restauro lato ovest zona biblioteche; 2008/2009, pavimentazione interna del cortile, facciate interne e scalone; 2011/2012, restauro sala rossa con soffitto ligneo; 2014, recupero degli apparati decorativi del salone da ballo; 2015, cappella gentilizia; 2015, restauro della cappella gentilizia; 2016, restauro stanze lato nord; 2017, recupero delle antiche stanze della servitù; 2018, recupero del soffitto dell’Archivio Molin Salvadego; 2019, restauro conservativo della Loggia posta sul lato sud. Nel 2015 si partecipa all’Expo – Esposizione Universale Milano 2015 – con la presentazione di itinerari turistici nelle eccellenze artistiche, storiche e enogastronomiche del territorio.
Il piano del lustro 2015-2020 si propone di uscire dal castello per lavorare sul borgo e sulle sue cascine.
Serve ora completare il restauro del cortile con la loggia del lato sud, in modo da terminare il recupero architettonico dell’intero piano terra dell’edificio, offrendo al visitatore la possibilità di godere la perfetta armonia delle colonne cinquecentesche. Inoltre, è necessario completare il restauro del sottotetto del lato sud, che permetterebbe la realizzazione di stanze e sale da utilizzare per attivare scuole bottega per il restauro, creando lavoro per i giovani. Per ultimo resta da completare il restauro della torretta posta a sud-est del Castello, zona ideale per far decollare il progetto dell’albergo diffuso».

Tra i numerosi progetti promossi dalla Fondazione ce n’è uno che coniuga lavoro e formazione, mettendo in connessione il mondo della scuola con quello del lavoro, in particolare quello artigiano.
«Nel 2017 la Fondazione si è fatta promotrice del progetto «Verso il Borgo», un piano quinquennale di valorizzazione dell’intero borgo rurale di Padernello, siglato in collaborazione con l’Associazione Artigiani di

Brescia, che ha visto il coinvolgimento anche delle associazioni di categoria di Crema e Lodi, in collaborazione con il Gruppo Foppa, il coordinamento dei 18 CFP bresciani e il grande contributo e sostegno della Camera di Commercio di Brescia. Sei anni di incontro e confronto tra mondo artigianale, agricolo, del lavoro, della formazione, giovani e istituzioni. Un periodo dedicato alla creazione e allo sviluppo di un’idea di artigianato quale risorsa professionale futura, durante il quale la Fondazione si è posta come amplificatore della propria esperienza.
Il progetto è evoluto con la proposta di realizzare botteghe artigiane, scuole bottega e spazi per corsi di alta formazione. Inoltre, con l’acquisto e la ristrutturazione di 2/3 della Cascina La Bassa, sono nate attività quali un agri birrificio e una cantina dei vini bresciani».

E per il futuro? «Il futuro è già qui. Infatti, grazie al contributo di Regione Lombardia, l’edizione 2021 2022 di «Verso il Borgo» si è aperta con quattro tavoli tematici che hanno permesso un ulteriore dialogo tra realtà differenti, con l’obiettivo di creare una connessione virtuosa tra formazione e pratica attraverso quattro parole chiave: giovani, lavoro, tradizione e innovazione.

Nasce così un piano intersettoriale che prende il nome di
«Laboratorio Padernello 2023-2030», per lo sviluppo
futuro e l’ulteriore valorizzazione dell’esperienza vissuta in questi anni».

Il progetto rivolto al 2030 è supportato da una particolare situazione favorevole, ce ne vuole parlare?

«Si tratta del Bando Emblematico della Fondazione Cariplo, dal titolo «Generare Comunità», un progetto di Fondazione Castello di Padernello, Associazione Comuni delle Terre Basse, Fondazione Cogeme Onlus, Cooperativa Cauto e Connessioni Impresa Sociale. Il carattere emblematico di questa iniziativa risiede nel fatto di rappresentare una piattaforma di convergenza tra players locali pubblici e privati che hanno deciso di investire in un programma di azioni di ampio respiro, che punta ad innescare forme di economia locale e di
occupazione giovanile».

Come si traduce nella pratica il progetto «Generare
Comunità»?
«Il budget complessivo del progetto è di 1.308.142,65 euro, di cui 1 milione finanziato da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia. Abbiamo individuato due macro aree di azione. La prima riguarda la valorizzazione del territorio attraverso la costituzione di una Comunità delle Terre Basse (20 Comuni per 100mila abitanti); la mappatura delle risorse locali; lo sviluppo del turismo, attraverso la realizzazione di una rete di piste ciclopedonali, il recupero di immobili dal valore storico e l’organizzazione di un Festival di Comunità e l’attivazione di progetti pilota di economia circolare per lo sviluppo di una nuova imprenditoria. Il secondo
punto prevede la costituzione di un Hub di servizi nella Cascina La Bassa. Inoltre, la collaborazione fra Comune di Borgo San Giacomo e la nostra Fondazione ha consentito di vincere un bando regionale da 850 mila euro per la valorizzazione dei borghi storici, che porterà al recupero della vecchia pavimentazione di via Cavour, alla posa della fibra ottica, alla sostituzione dei vecchi lampioni per l’illuminazione pubblica con quelli di ultima generazione a Led e il completamento del parcheggio (12 mila metri quadri) in via Castelletto, con spazi per la sosta dei camper e l’installazione di colonnine per la ricarica delle automobili elettriche».

Dunque il motore del borgo artigiano del futuro sarà la Cascina La Bassa?
«La Cascina La Bassa è una parte fondamentale del progetto, potendo dare nei suoi spazi la possibilità di ospitare le scuole bottega, le botteghe artigiane, l’aula per l’alta formazione, le camere per un albergo diffuso,
e iniziative legate all’agricoltura di prossimità, di filiera corta, di biodiversità. Sostanzialmente la nostra Fondazione deteneva l’immobile
con un contratto di comodato gratuito ventennale da parte dell’Immobiliare Sociale Bresciana. Dovendo effettuare interventi per più di 550 mila euro con il Bando Emblematico «Generare Comunità», la Fondazione ne ha deciso l’acquisto al prezzo di costo, ovvero 270 mila
euro. Per la copertura del prezzo di acquisto abbiamo pensato a
tre distinte campagne di raccolta fondi: la prima ha coinvolto i soci fondatori, che al momento ha raggiunto un importo di 53 mila euro, la seconda, denominata «La Cascina degli artigiani» è invece rivolta ai soci
sostenitori del castello e privati cittadini, che ha attualmente consentito di raccogliere 90.450 euro.
Infine, la terza raccolta fondi, chiamata «Padernello &Friends», mira a coinvolgere soprattutto gli imprenditori, che per tre anni si impegnano a versare una quota fra i 3 e 5 mila euro e ha portato nelle casse un
importo pari a 26.500 euro.
Attraverso le tre forme di raccolta, ma in particolare con «Padernello &Friends», restano da raccogliere 100.050 euro, per i quali ci sono già imprenditori che hanno dato la disponibilità a partecipare».

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