Credito Padano: le cifre per conoscerlo meglio

Banca solida e ben patrimonializzata

Intervista al direttore generale Sabato. Le imprese stanno investendo o no?

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Vediamo innanzitutto di conoscere meglio Credito Padano anche attraverso i dati del bilancio 2022 che è stato votato all’unanimità dall’assemblea dei soci presenti al teatro Ponchielli: in totale i soci di questa banca sono 8 mila e sono in costante cresciuta; 44.700 sono i clienti; 3,5 miliardi è il totale dei mezzi amministrati (cifra che colloca Credito Padano tra le Bcc della categoria “maxi” del gruppo Iccrea); 274 i milioni di nuovi affidamenti concessi nel 2022 e, infine, 137 i milioni di nuovi mutui erogati lo scorso anno.

Altre cifre importanti: l’utile di bilancio è stato di 10,2 milioni (un risultato che ha fatto dire al presidente Antonio Davò: «Questa redditività ci consente di affrontare le sfide future, forti della nostra identità, continuando ad essere punto di riferimento per famiglie ed imprese del territorio»). La raccolta globale è stata pari a 2,6 miliardi di euro, e si mantiene in linea con l’anno precedente. La raccolta diretta da clientela (comprensiva di obbligazioni) è stata di 1,390 miliardi e ha fatto registrare una leggera diminuzione (-1,62%) in larga parte dovuta alle passività finanziarie al costo ammortizzato, mentre i certificati di deposito sono aumentati di 31 milioni. Per quanto riguarda l’indiretta – che assomma a 1,206 miliardi – è stata caratterizzata dal forte incremento del risparmio amministrato (510 milioni, +11,30%) ed è stata contraddistinta dall’impatto inflattivo e dalla fluttuazione dei mercati finanziari.

Gli impieghi vivi a clientela si sono consolidati sugli 800 milioni circa. Quelli lordi destinati al settore produttivo sono stati pari a 456 milioni, e questi sono i settori che ne hanno principalmente previlegiato: agricoltura, silvicoltura e pesca (22%), manifatturiero (18,6%), commercio (10%), sostanzialmente in linea con quanto registrato nel 2021.

E ancora: l’anno scorso sono state deliberate oltre 2.300 pratiche di fido per un totale di 274 milioni di euro di accordato. In particolare sono stati erogati 286 nuovi mutui alle imprese per 104 milioni di euro e 319 nuovi mutui a privati e famiglie per 27 milioni di euro di cui 19 milioni per l’acquisto della casa. Sul fronte del credito al consumo sono state oltre 600 le richieste di finanziamento, perfezionate con Bcc Cre.Co., per un totale di 8 milioni di euro.

Come tutte le banche, anche Credito Padano ha beneficiato dell’incremento del margine d’interesse (cresciuto nel suo caso del 9%), ma è corretto segnalare (come giustamente ha fatto anche la banca) che il conto economico è stato frutto principalmente della gestione core dell’istituto, grazie anche all’apporto costante e significativo della marginalità da servizi. Altra notizia positiva: c’è stata una contrazione dei costi operativi (-3,5%) principalmente ascrivibile alla diminuzione delle spese amministrative.

Altre cifre da tenere presenti: c’è stato il balzo del Roe (redditività sul capitale) che è cresciuto del 3% del 2021 all’8% dello scorso anno, mentre per quanto riguarda il grado di patrimonializzazione, il Tier1 è ulteriormente cresciuto (22,2%) così come il Total Capital Ratio (23,4%) risultando entrambi ampiamente superiori a quanto richiesto dai parametri della Vigilanza. I fondi propri si sono, infine, attestati a 136 milioni di euro.

Nel 2022 sono stati aperti 2.400 nuovi conti, mentre la compagine sociale si è arricchita di oltre 500 nuovi soci. Oltre 400 mila euro sono stati destinati iniziative a favore dei soci e progetti locali di valenza culturale, sociale, educativa, in ambito sportivo e sanitario.

Da segnalare, infine, ha sottolineato la banca, «l’attività ormai a pieno regime di Padano Vita, la Mutua di emanazione della Banca che rappresenta una tappa del percorso di ricerca e sviluppo di nuove forme di welfare comunitario in un’ottica sussidiaria e complementare rispetto al sistema pubblico». Per saperne ancora di più di Credito Padano, ecco la breve intervista a Oliviero Sabato, dal 1° marzo 2022 direttore generale della Bcc cremonese di via Dante a Cremona.

Se deve dare un giudizio secco sulla banca che dirige, qual è?
«Questa banca è un cantiere prolifico e al 99,9% ha uno stretto con il territori nei quali opera».

Il 2023: come sta andando?

«E’ ancora un anno difficoltoso, però ci sono segnali positivi per l’economia, soprattutto per la manifattura»
L’export sta diventando davvero trainante per il nostro Pil con incrementi che superano l’inflazione. Le aziende cremonesi come sono messe su questo versante?

«L’export lombardo sta dimostrando davvero una grande capacità. Noi cremonesi siamo all’interno della filiera: abbiamo avuto un aumento rilevante, ma non procediamo con gli stessi ritmi dei capi filiera. Vorrei, infine, segnalare che nell’agroalimentare forte sta risultando l’impulso all’export del comparto dei formaggi».

Parliamo degli Npl, il grande spauracchio di tutte le banche.
«Il costante presidio della qualità del credito, unitamente al percorso di derisking degli ultimi anni hanno consentito di abbattere in modo significativo lo stock di credito deteriorato, -47% rispetto al 2021, anche in virtù di cessioni di NPL. L’incidenza delle partite deteriorate nette sugli impieghi netti a clientela è scesa allo 0,7%. Le sofferenze si sono quasi azzerate: 0,5%. Mediante la prudente politica di accantonamenti perseguita, l’indice di copertura dei crediti deteriorati è salito al 79%, con le sofferenze coperte per l’87%. Certo, quest’anno sui crediti Npl teniamo le antenne ben dritte, anche se una grande difesa sarà l’incremento del patrimonio che abbiamo registrato».

Arriviamo alle aziende: stanno investendo o no?

«In genere, stiamo vedendo un’economia locale reattiva e viva. Le aziende manifatturiere si stanno muovendo con moderata cautela. Sono attendiste, guardano ai fondi del Pnrr. La domanda di fidi è rimasta costante anche nei primi quattro mesi del 2023, ma più che finanziamenti nuovi si tratta soprattutto di rifinanziamenti; comunque, non ho avvisato situazioni degenerative. Agricoltura e allevamento stanno risultando settori floridi anche per la lievitazione del prezzo del latte e delle materie prime. Bene la siderurgia dopo i primi momenti di incertezza per il fortissimo incremento del costo del metano. Gli incentivi hanno avuto un positivo impatto sul comparto dell’edilizia: ora che sono finiti, stiamo a vedere quali saranno le prospettive». 

Il futuro?

«L’obiettivo è quello di rafforzare la nostra presenza nelle zone dove siamo presenti arrivando a diventarne l’attore principale. I mezzi che useremo: competenza nei prodotti e nei servizi che proporremo; quindi, grande attenzione alla consulenza e alla reputation. Vogliamo essere capaci di toglierci finalmente di dosso anche la nomea di essere bravi nel core, ma non nella finanza straordinaria».

Un momento dell’Assemblea dei soci di Credito Padano al teatro Ponchielli di Cremona. (Foto di Paolo Mazzini)Come tutte le banche, anche Credito Padano ha beneficiato dell’incremento del margine d’interesse (cresciuto nel suo caso del 9%), ma è corretto segnalare (come giustamente ha fatto anche la banca) che il conto economico è stato frutto principalmente della gestione core dell’istituto, grazie anche all’apporto costante e significativo della marginalità da servizi. Altra notizia positiva: c’è stata una contrazione dei costi operativi (-3,5%) principalmente ascrivibile alla diminuzione delle spese amministrative.Altre cifre da tenere presenti: c’è stato il balzo del Roe (redditività sul capitale) che è cresciuto del 3%

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