L’editoriale del Direttore Sergio Cuti

Non basteranno più un paio di aspirine

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N.02 Marzo 2023

«Il ceto medio che mantiene tutta l’Italia è il bancomat nazionale» ha scritto Alberto Brambilla sul «Corriere della Sera». Sono i cittadini che hanno un reddito superiore a 35mila euro, compresi i pensionati, pagano il 60% delle tasse, ma di loro nessuno si occupa. Sono solo contribuenti da “spremere” quando servono. Da oggi in avanti, infatti, si continuerà a parlare di “reddito di cittadinanza” e della sua opportuna riforma.

E mentre si è ridotto di molto negli ultimi 20 anni questo ceto medio – “quella parte della nazione intraprendente e produttiva che genera Pil, posti di lavoro, crea nuove imprese, ha fatto dell’Italia la seconda manifattura d’Europa, e i suoi valori poggiano su merito e dovere” sostiene sempre Brambilla – sono aumentati a dismisura i poveri assoluti, da 2,1 milioni a 5,6 milioni (da 6 a 8,5 milioni quelli in povertà relativa). Più si è poveri, più la politica ha la possibilità di promettere miracoli.

L’ultimo è quello di aumentare i salari minimi con nuove tasse (Landini) o alzando le paghe a tutti (l’ex ministro Orlando), ma la materia è più seria: bisogna, infatti, prendere in considerazione la sostenibilità economica delle aziende che devono reggere anche il costo attuale delle materie prime e dell’energia, e l’annoso decremento della produttività rispetto alle imprese concorrenti europee. Fatte salve le aziende tricolori all’avanguardia, le altre faticano ancora a far quadrare i conti.

Probabilmente pochi si sono accorti che molti presidi industriali di rilevanza nazionale se ne sono andati dall’Italia (gli ultimi casi sono la Embraco Compressori, la Gnk e la Whirlpool), e lo hanno deciso per tanti fattori: la burocrazia italiana che non rispecchia le regole di mercato impostate su velocità ed efficienza, la lentezza della giustizia che impiega anni per dirimere controversie legali legate allo svolgimento dell’attività produttiva, la qualità dei servizi pubblici, eccetera. Le imprese se ne vanno per ottimizzare i costi in un contesto che non le penalizzi come quello italiano.

Vanno in Paesi che offrono opportunità di riduzione globale di costi. Finché questo Paese non si modernizzerà e non recupererà produttività, parlare di alzare i salari minimi sarà un problema.
Purtroppo abbiamo (e stiamo) indebolendo sempre di più il ceto medio. Continuando di questo passo, non ci resterà che un esercito di poveri sempre più arrabbiati, alla ricerca di qualche bonus e pasto gratis. A questo punto, non ci basteranno più due aspirine per superare quello che non sarà più un semplice raffreddore.

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